
1) Fino al 2005 la corruzione si prescriveva in 15 anni, poi la ex Cirielli la tagliò a 7 e mezzo. Quindi Penati s’è salvato grazie al centrodestra che quella legge sciagurata approvò per falcidiare i processi a B., e poi – si capisce – al centrosinistra che si guardò bene dal cancellarla quando tornò al governo. Sono ridicoli, dunque, gli alti lai del Pdl e dei suoi house organ (Libero: “Penati non viene arrestato per un cavillo”; il Giornale: “Penati salvato dal carcere”).
2) La derubricazione della concussione in corruzione non sposta di un millimetro la responsabilità contestata a Penati: in entrambi i casi, è certo che ha preso soldi da imprenditori in cambio di favori. Muta invece – da vittime a complici – la responsabilità dei costruttori che l’avrebbero pagato: essi, comprensibilmente, sostengono di essere stati da lui costretti a pagare per poter lavorare; il gip ritiene invece che non fossero “in soggezione” o “intimoriti”, ma abbiano “profittato dei meccanismi criminosi” partecipando al “sistema del mercanteggiamento dei pubblici poteri e della pratica delle tangenti”. Dunque non si comprende il motivo dell’esultanza di Penati, che è riuscito a dichiarare: “Si sgretola e va in pezzi la credibilità dei miei accusatori, le cui dichiarazioni relative alla concussione si sono rivelate inattendibili”. Si sgretola? Va in pezzi? Ma sta scherzando? Il gip ha stabilito che Penati e il suo fedelissimo Vimercati incassarono da Di Caterina “1,5 milioni di euro fra il 1994 e il ’98” e altri “2,5 milioni sino al 2002-2003”. Per non parlare dei “locali notturni in viaggi nell’Est europeo” e allegre “nottate in Svizzera” che il costruttore dice di aver pagato al braccio destro di Bersani. Tant’è che il gip definisce Penati “disponibile a intervenire anche in epoca recente nell’interesse di Di Caterina per soddisfarne le richieste sui sindaci”. Di fronte a parole come queste, un politico serio si scaverebbe un buco e si seppellirebbe. Lui invece esulta come un B. qualunque. A questo punto la solita paraculata della doppia fiducia nei giudici e nell’indagato non regge più. Bersani dovrebbe subito intimare pubblicamente al suo fedelissimo di rinunciare alla prescrizione e farsi processare oltre i termini, tanto più se è convinto che le accuse siano così deboli. Stiamo parlando di corruzione, non di reati bagatellari o di opinione. E stiamo parlando dell’ex numero 2 del Pd, già presidente della Provincia di Milano, candidato governatore e vicepresidente del Consiglio regionale. Al contempo il Pd dovrebbe battersi per una legge anticorruzione che rada al suolo la Cirielli, alzi le pene ed equipari corruzione e concussione (come il Fatto chiede da quand’è nato). In caso contrario, sarà difficile dare del qualunquista a chi dice che i politici sono tutti uguali. Se il Pd vuol essere considerato diverso, faccia qualche sforzo per esserlo.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
link collegati:

condividi il post su
Nessun commento:
Posta un commento