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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 27 agosto 2011

Filippo Penale di Marco Travaglio

(vignetta portoscomic)
Finora, di fronte alle gravissime accuse mosse a Filippo Penati da alcuni imprenditori e dalla Procura di Monza, il segretario del Pd Pierluigi Bersani che due anni fa l’aveva nominato capo della sua segreteria aveva avuto buon gioco a esprimere fiducia nella magistratura e nello stesso Penati. Ora però sul caso delle tangenti a Sesto San Giovanni s’è pronunciato un gip, un giudice “terzo”. Dunque, in un Paese serio, un partito serio dovrebbe cacciare Penati su due piedi, in attesa del processo. Perché il giudice terzo ha stabilito che le accuse sono fondate. Ma, mentre la Procura le qualificava come concussione – l’estorsione del pubblico ufficiale, punita con pene più alte e prescrizione più lunga – il gip Anna Magelli le considera corruzione, reato punito con pene più basse e prescrizione più breve. Dunque, sebbene sia accertato che ancora a metà maggio Penati tentava di inquinare le prove avvicinando il costruttore Giuseppe Pasini, uno dei suoi accusatori, ha stabilito che non può essere arrestato perché il reato è prescritto: i fatti finora accertati vanno fino al 2004 e la corruzione si prescrive in 7 anni e mezzo. Due precisazioni.
1) Fino al 2005 la corruzione si prescriveva in 15 anni, poi la ex Cirielli la tagliò a 7 e mezzo. Quindi Penati s’è salvato grazie al centrodestra che quella legge sciagurata approvò per falcidiare i processi a B., e poi – si capisce – al centrosinistra che si guardò bene dal cancellarla quando tornò al governo. Sono ridicoli, dunque, gli alti lai del Pdl e dei suoi house organ (Libero: “Penati non viene arrestato per un cavillo”; il Giornale: “Penati salvato dal carcere”).
2) La derubricazione della concussione in corruzione non sposta di un millimetro la responsabilità contestata a Penati: in entrambi i casi, è certo che ha preso soldi da imprenditori in cambio di favori. Muta invece – da vittime a complici – la responsabilità dei costruttori che l’avrebbero pagato: essi, comprensibilmente, sostengono di essere stati da lui costretti a pagare per poter lavorare; il gip ritiene invece che non fossero “in soggezione” o “intimoriti”, ma abbiano “profittato dei meccanismi criminosi” partecipando al “sistema del mercanteggiamento dei pubblici poteri e della pratica delle tangenti”. Dunque non si comprende il motivo dell’esultanza di Penati, che è riuscito a dichiarare: “Si sgretola e va in pezzi la credibilità dei miei accusatori, le cui dichiarazioni relative alla concussione si sono rivelate inattendibili”. Si sgretola? Va in pezzi? Ma sta scherzando? Il gip ha stabilito che Penati e il suo fedelissimo Vimercati incassarono da Di Caterina “1,5 milioni di euro fra il 1994 e il ’98” e altri “2,5 milioni sino al 2002-2003”. Per non parlare dei “locali notturni in viaggi nell’Est europeo” e allegre “nottate in Svizzera” che il costruttore dice di aver pagato al braccio destro di Bersani. Tant’è che il gip definisce Penati “disponibile a intervenire anche in epoca recente nell’interesse di Di Caterina per soddisfarne le richieste sui sindaci”. Di fronte a parole come queste, un politico serio si scaverebbe un buco e si seppellirebbe. Lui invece esulta come un B. qualunque. A questo punto la solita paraculata della doppia fiducia nei giudici e nell’indagato non regge più. Bersani dovrebbe subito intimare pubblicamente al suo fedelissimo di rinunciare alla prescrizione e farsi processare oltre i termini, tanto più se è convinto che le accuse siano così deboli. Stiamo parlando di corruzione, non di reati bagatellari o di opinione. E stiamo parlando dell’ex numero 2 del Pd, già presidente della Provincia di Milano, candidato governatore e vicepresidente del Consiglio regionale. Al contempo il Pd dovrebbe battersi per una legge anticorruzione che rada al suolo la Cirielli, alzi le pene ed equipari corruzione e concussione (come il Fatto chiede da quand’è nato). In caso contrario, sarà difficile dare del qualunquista a chi dice che i politici sono tutti uguali. Se il Pd vuol essere considerato diverso, faccia qualche sforzo per esserlo.

fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'

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I ladri e i Penati di Marco Travaglio





I ladri e i Penati/2 di Marco Travaglio





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