
Chiamiamo le cose con il loro nome: la manovra economica varata dal governo è senza ombra di dubbio una manovra di classe. E che classe, gente! Chissà se gli onorevoli indagati, tipo quel simpatico Milanese, si sono presentati a votare la manovra con al polso cinque o sei orologi da migliaia di euro. Ci vuole una certa classe per fare come quel Papa che qualcuno vorrebbe arrestare: qualche macchinone chiuso in garage, la Jaguar regalata all’amica, la fuoriserie lucida per correre a votare i tagli agli asili nido. Classe, gente, non c’è altra parola! E don Silvio, allora? Chiuso nel suo silenzio operoso potrà gioire del fatto che l’Italia non è la Grecia grazie soprattutto ai ticket sanitari e alla bastonatura dei bassi redditi. E, con una certa classe, potrà sorvolare il paese sui due nuovi superelicotteri da cinquantamilioncini della Presidenza del consiglio. Cadauno. O, se preferite, cadano tutti e due!, che sarebbe comprensibile preghiera. Ci vuole una certa classe per tagliare le agevolazioni fiscali alle famiglie più povere in misura doppia che a quelle più ricche. È commovente sapere che gente che vive di consulenze milionarie, che spende un miliardo di euro all’anno per andare a casa con l’autista, trovi il tempo per far pagare ai cittadini la visita al pronto soccorso. La classe non è acqua. E del resto è giusto che l’esempio venga dall’alto, che la classe dirigente e le massime autorità del governo mostrino sensibilità, moderazione nei costumi, propensione al risparmio. Tipo vivere gratis a casa di un amico come ha fatto il ministro dell’economia. Fatelo anche voi e non avrete gli aggravi previsti per i mutui. Ci vuole polso fermo per guidare un paese, ma anche un po’ di stile non guasta, la forma è importante. Chissà come apprezzano gli otto milioni di italiani poveri. Diranno ammirati: però, che manovra di classe!
fonte articolo 'Il Manifesto'
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