(vignetta tratta da
giustizia.usb)

Siccome la politica è noiosa e ogni tanto c’è bisogno di svago, è partita la caccia al nuovo ministro della Giustizia. Si tratta di rimpiazzare
Angelino Jolie, che s’è messo in testa di essere il segretario del Pdl e nessuno osa contraddirlo. E qui sta la prima difficoltà: come si fa a sostituire il nulla? Oddio, trovare un altro nulla non è così complicato. Infatti il pensiero di tutti è corso a
Frattini Dry, quello che si crede il ministro degli Esteri anche se nessuno se n’è mai accorto (all’ambasciata americana lo chiamano affettuosamente “il fattorino” e ogni tanto lo invitano alle feste per farsi quattro risate). Con la sua fronte inutilmente spaziosa, almeno quanto quella di
Angelino, il pelo superfluo della Farnesina potrebbe essere proprio l’uomo ideale. Il guaio è che
B. ha bisogno di qualcuno minimamente presente a se stesso, visto che un Guardasigilli non gli basta: a lui serve un prestanome, anzi un palo. Uno che gli tenga il sacco. C’è da annullare quel brutto risarcimento a
De Benedetti che fa piangere la piccola
Marina e scivolare in bagno
Papi Silvio. Eppoi qui stanno partendo i rastrellamenti e servirà presto non una leggina ad
Nanum, ma una vagonata di porcate una più porca dell’altra. Bisogna tenersi pronti a depenalizzare la corruzione per salvare
Milanese e
Papa, e persino la mafia per salvare
Romano. Occorre qualcuno di mano lesta e mente pronta, mentre
Frattini ha la reattività di un bradipo con l’artrosi (infatti, mentre tutti lo indicavano per Via Arenula, lui s’è detto “sorpreso”: dopo tre anni deve ancora realizzare di essere ministro degli Esteri). No, ci vuole ben altro. Si era parlato di
Lupi, che è un tipo sveglio, ma non è mica scemo: infatti ha rifiutato.
Cicchitto è subito sfumato: forse un piduista alla Giustizia lo boccerebbe persino
Napolitano. Niente da fare nemmeno per la
Bernini: ha il grave handicap di essere laureata in Legge e, quel che è peggio, incensurata. Nemmeno un avviso di garanzia, un mandato di cattura: una tipa sospetta, forse un’infiltrata delle procure. Così s’è pensato di riesumare il leghista
Castelli, “l’ingegner ministro” di
Borrelli, quello che per combattere meglio l’illegalità aveva portato al ministero Alfonso
Papa e, a furia di consulenze d’oro, s’è guadagnato una condanna della Corte dei conti, mentre il Parlamento di Roma ladrona lo salvava dai tribunali. Ma anche lui è tramontato: la Giustizia spetta di diritto al Partito degli Onesti. E allora s’è autocandidato
Brunetta, sempreché gli sfugga anche quest’anno il Nobel per l’Economia (un atto dovuto). Sua, del resto, l’idea geniale di moltiplicare la produttività dei tribunali mettendo i tornelli all’ingresso. Ma, per quanto B. detesti i magistrati, sciogliergli alle calcagna un
Brunetta è parso troppo persino a lui. Così nelle ultime ore sono salite le quotazioni dell’on. avv.
Donato Bruno, già socio di
Previti, una garanzia. Si dice che molti temano di esser indagati appena entrati al ministero. E allora perché non valorizzare il sottosegretario
Caliendo, che è già indagato (P3), o il ministro
Romano, già imputato (mafia)? Qualcuno azzarda in extremis la candidatura di
Nitto Palma. Ma, Nitto per Nitto, molto meglio
Santapaola. Qualcuno, infine, preferirebbe un tecnico. Tipo
Carlo Nordio, noto per dare sempre ragione ai berluscones e per andare a cena con
Previti. O, meglio ancora,
Augusta Iannini in Vespa, già cocca di
Squillante, da dieci anni al ministero prima con
Castelli, poi con
Mastella, infine con
Angelino, che accompagna spesso a Palazzo Grazioli trattenendosi anche quando ministro e premier sono usciti (che s’ha da fare pur di non tornare a casa). Ma a questo punto tanto vale fare ministro direttamente
Vespa. Che così smetterebbe di ospitare a Porta a Porta i datori di lavoro della sua signora e s’intervisterebbe da solo. Ieri B. spiegava alla Camera la sua rovinosa caduta in bagno: “Sul pavimento c’era qualcosa di viscido”. Era
Vespa che si portava avanti col lavoro.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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