B: menamo o famo.. questo è un pazzo veramente eh
M: vabbè poi ti dico a voce finalmente ha fatto l'errore che volevo io (…) con questa roba qui lo sospendo io vado... mercoledì porto la sospensione eh (…) che è aziendale, fatto tutto, già deciso... tra l'altro sono tutti d'accordo (…) vedrai. Garimberti la vota gli altri due dove stanno (…) la sospensione è 10 giorni, la si inizia con una sospensione da 10 giorni, però, è un segnale mica da ridere eh, con la sospensione non può andare in onda, tante cose
B: salta una puntata! (…) o due.
M: è un segnale mica da ridere eh Gigi.
È A QUESTO PUNTO che Bisignani si mostra disponibile a incaricare un suo avvocato per redigere la lettera di ammonimento. Lettera che viene trascritta sotto dettatura. Ed ecco il testo dettato a Bisignani dall’avvocato Gabriele Arcuri:
“Egregio dottore, in riferimento a quanto emerso nel corso della trasmissione ... i toni contenuti nelle predette espressioni sono apparse in aperto e inequivocabile contrasto con quanto da sempre rappresenta la società in Italia e nel mondo. Il perpetrarsi di un atteggiamento di evidente ...”. La scena ricorda la famosa lettera scritta da Totò e Peppino, soprattutto quando Bisignani interviene per dare il suo suggerimento: “Qua metti il concetto di servizio pubblico”. “Lo devo mettere?”, risponde l’avvocato. “Be..., il concetto di servizio pubblico, sì. Poi vai avanti”, continua Bisignani, che aggiunge: “Una sentenza, una cosa , un cazzo, non ce lo mettiamo?”. Questo è il servizio pubblico nel pensiero di Bisignani e anche di Masi che, il giorno dopo, viene contattato dal lobbista per la consegna dello scritto. In altre intercettazioni, si sente Bisignani soddisfatto della strategia adottata, tanto da esclamare, “Santoro (…) lo licenziamo". Soddisfatto anche Masi che, il 10 ottobre, dice frasi del tipo: “Santoro in fuga”, “Abbiamo vinto, è morto”, “Gli stamo a spaccà il culo”, “Sò arrapato come una bestia”.
DALL’INCHIESTA emerge che anche la ministra del’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, alla quale non sembra opportuno, era al corrente del piano di Bisignani: “Tu lo vuoi fare?” chiede. E Bisignani risponde: “Si, se non lo fai adesso non lo fai più. Un destro così non ti verrà mai più nella vita”. Il progetto però naufraga e intercettando Masi si scopre che l’ex direttore generale della Rai è convinto di essere riuscito a portare a termine una sola operazione: “L'unica cosa che mi era uscita vera”, dice il 26 luglio 2010, “è di togliere la Busi, perché l'ho fatta io d'autonomia e non è passata dal Consiglio”. Maria Luisa Busi aveva lasciato la conduzione del Tg1 il 21 maggio. Masi però parla anche con Luca Cordero di Montezemolo ed è lui stesso ad ammetterlo davanti ai pm: “Tanto il Bisignani quanto il Cordero di Montezemolo mi rappresentarono una questione riguardante la Fenech e una produzione di fiction dalla stessa proposta; io non ho fatto alcun intervento”. Masi parla anche di Minoli: la sua posizione “mi era stata segnalata anche da Letta; in particolare con il Bisignani si parlava della nomina del Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità di Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche, per esempio, da Amato. Ruffìni non voleva ospitare sulla seconda serata di Rai3 la trasmissione di Minoli; di fatto, poi, è accaduto il contrario nel senso che ha avuto ragione Ruffìni e continua ad andare in onda in seconda serata su Rai 3 Parla con me della Dandini”. E di Monica Setta: “Massimo Liofredi la proteggeva, io non la volevo. Io dico al Bisignani di informare e di parlare di tali questioni il dottor Letta. (…). Bisignani, per la verità insieme a tanti altri, mi ha chiesto la cortesia di far lavorare la Monica Setta, ma io non l'ho rinnovata perché fa una tv che non mi piace”. E ancora: “Chiesi a Bisignani di mettermi in contatto con Capezzone sapendo che avevano buoni rapporti...anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani”.
Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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