Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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martedì 28 dicembre 2010
FELTRI-BELPIETRO, stile Libero di Alessandro Robecchi
(vignetta nonleggerloblog)
Di solito al lunedì il quotidiano Libero non esce. Ieri, però, Libero è uscito. Il motivo non è difficile da indovinare: la ricomposta coppia Feltri-Belpietro ha il problemino di strappare copie al Giornale (che invece al lunedì esce) in una entusiasmante gara di servilismo a chi la spara più grossa.
E così ieri Libero ne sparava due al prezzo di una. La prima: qualcuno vorrebbe attentare per finta alla vita di Gianfranco Fini, ferendolo e facendo ricadere la colpa su ambienti berlusconiani. Niente male. La seconda: una signora di Modena, di professione prostituta, nipote di un vecchio camerata (e non di Mubarak… dilettanti!), avrebbe fornito i suoi servigi in cambio di mille euro a «un tizio uguale in tutto e per tutto a Gianfranco Fini». Insomma, una doppietta. Fini che paga qualcuno per farsi sparare e intanto va a puttane manco fosse un Silvio qualsiasi è la cosa più vicina al bingo che si possa pensare dalle parti della redazione di Libero. Lasciamo naturalmente alla magistratura, ai lettori di fondi di caffè (e di Belpietro, che è peggio) e alle predizioni di Nostradamus l’arduo compito di dipanare la matassa, di separare l’invenzione dalla verità. Ci limiteremo qui a dire che il «metodo Boffo», già con successo sperimentato, ha una sua evoluzione: due intimidazioni al prezzo di una.
Boffo per Boffo per tre e quattordici, ed ecco la formula del cerchio magico per infangare un avversario politico, tal Fini Gianfranco, povera stella. Poi la magistratura farà il suo lavoro, le cose si perderanno per strada, l’oblio coprirà tutto, i testimoni si dilegueranno, Belpietro farà il suo sorrisino televisivo e chi si è visto si è visto: al fango si chiede presa rapida. Il linguaggio, che già conosciamo, è quello del manganello mediatico, dell’indiscrezione, del dico-e-nondico, dell’olio di ricino su carta. Insomma della merda sparsa con finta noncuranza e persino del birignao noto del nascondere la mano: non sarà una trappola per «intaccare la credibilità di Libero?», si chiede Belpietro, fingendo che ci sia davvero una credibilità da intaccare (a pensarci è la cosa più divertente di tutto l’editoriale).
Ora, naturalmente, non si può far finta di niente. La trovata pubblicitaria di Libero è così azzeccata che ieri un giornale che di solito al lunedì non esce era su tutti i siti di informazione e oggi su tutti i giornali (anche qui, come vedete, polli che siamo). Ma a guardare bene, l’operazione pubblicità è un po’maldestra. Su 32 pagine dell’edizione di ieri, infatti, cinque erano di pubblicità, e altre dodici fatte con vecchie prime pagine di Libero. Insomma, non c’era abbastanza materiale per andare in edicola con un numero vero, ma non si poteva perdere l’occasione per strappare qualche copia al diretto concorrente Sallusti. Davvero una guerra tra gentiluomini. Su cotanta torta, poi, una deliziosa ciliegina. Tra le vecchie pagine d’archivio pubblicate per far volume, anche quella di sabato 2 ottobre 2010, dove Belpietro racconta il terribile attentato da lui subito. Attentato-fantasma, peraltro.
Niente video delle telecamere, niente colpevoli, niente indiziati, indagini ferme,
mistero fitto, colpevole volatilizzato, polizia in imbarazzo, dubbi fondati che sia esistito davvero e bufala quasi certa. Povero Belpietro, che spavento. Forse è stato quel trauma a mettergli la fissa dei finti attentati. E per una volta siamo con lui: anche noi siamo un po’ preoccupati per la credibilità di Libero. Non vorremmo che, con la nuova linea degli scoop del lunedì, superasse Tiramolla. Sarebbe un delitto.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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Due direttori, tre padroni di Marco Travaglio
Di solito al lunedì il quotidiano Libero non esce. Ieri, però, Libero è uscito. Il motivo non è difficile da indovinare: la ricomposta coppia Feltri-Belpietro ha il problemino di strappare copie al Giornale (che invece al lunedì esce) in una entusiasmante gara di servilismo a chi la spara più grossa.
E così ieri Libero ne sparava due al prezzo di una. La prima: qualcuno vorrebbe attentare per finta alla vita di Gianfranco Fini, ferendolo e facendo ricadere la colpa su ambienti berlusconiani. Niente male. La seconda: una signora di Modena, di professione prostituta, nipote di un vecchio camerata (e non di Mubarak… dilettanti!), avrebbe fornito i suoi servigi in cambio di mille euro a «un tizio uguale in tutto e per tutto a Gianfranco Fini». Insomma, una doppietta. Fini che paga qualcuno per farsi sparare e intanto va a puttane manco fosse un Silvio qualsiasi è la cosa più vicina al bingo che si possa pensare dalle parti della redazione di Libero. Lasciamo naturalmente alla magistratura, ai lettori di fondi di caffè (e di Belpietro, che è peggio) e alle predizioni di Nostradamus l’arduo compito di dipanare la matassa, di separare l’invenzione dalla verità. Ci limiteremo qui a dire che il «metodo Boffo», già con successo sperimentato, ha una sua evoluzione: due intimidazioni al prezzo di una.
Boffo per Boffo per tre e quattordici, ed ecco la formula del cerchio magico per infangare un avversario politico, tal Fini Gianfranco, povera stella. Poi la magistratura farà il suo lavoro, le cose si perderanno per strada, l’oblio coprirà tutto, i testimoni si dilegueranno, Belpietro farà il suo sorrisino televisivo e chi si è visto si è visto: al fango si chiede presa rapida. Il linguaggio, che già conosciamo, è quello del manganello mediatico, dell’indiscrezione, del dico-e-nondico, dell’olio di ricino su carta. Insomma della merda sparsa con finta noncuranza e persino del birignao noto del nascondere la mano: non sarà una trappola per «intaccare la credibilità di Libero?», si chiede Belpietro, fingendo che ci sia davvero una credibilità da intaccare (a pensarci è la cosa più divertente di tutto l’editoriale).
Ora, naturalmente, non si può far finta di niente. La trovata pubblicitaria di Libero è così azzeccata che ieri un giornale che di solito al lunedì non esce era su tutti i siti di informazione e oggi su tutti i giornali (anche qui, come vedete, polli che siamo). Ma a guardare bene, l’operazione pubblicità è un po’maldestra. Su 32 pagine dell’edizione di ieri, infatti, cinque erano di pubblicità, e altre dodici fatte con vecchie prime pagine di Libero. Insomma, non c’era abbastanza materiale per andare in edicola con un numero vero, ma non si poteva perdere l’occasione per strappare qualche copia al diretto concorrente Sallusti. Davvero una guerra tra gentiluomini. Su cotanta torta, poi, una deliziosa ciliegina. Tra le vecchie pagine d’archivio pubblicate per far volume, anche quella di sabato 2 ottobre 2010, dove Belpietro racconta il terribile attentato da lui subito. Attentato-fantasma, peraltro.
Niente video delle telecamere, niente colpevoli, niente indiziati, indagini ferme,
mistero fitto, colpevole volatilizzato, polizia in imbarazzo, dubbi fondati che sia esistito davvero e bufala quasi certa. Povero Belpietro, che spavento. Forse è stato quel trauma a mettergli la fissa dei finti attentati. E per una volta siamo con lui: anche noi siamo un po’ preoccupati per la credibilità di Libero. Non vorremmo che, con la nuova linea degli scoop del lunedì, superasse Tiramolla. Sarebbe un delitto.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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