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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 27 novembre 2010

L’antiamore vincente di Berlusconi di Christian Raimo

(vignetta Mauro Biani)
In attesa di governicchi istituzionali, discese in campo di montezemoli, terzi poli e poletti, crisi pilotate, Bersani che racconta per la ventesima volta la metafora del cerino, di lacerazioni interne agli schieramenti, Casini redivivo, resistenze da ultimi giapponesi delle truppe berlusconoidi, Mara Carfagna che si atteggia a pasionaria, ecco, noi, facciamo un’altra ipotesi. Immaginiamo che nei prossimi tempi venga invece fuori un video, finalmente! Venti minuti che ritraggono un rapporto sessuale di Berlusconi con qualcuna delle sue ragazze pagate. Non si sa chi l’ha fatto, non si sa chi come è arrivato alla tale redazione, non si sa se c’è un ricatto dietro... Subito le reazioni sarebbero ovviamente clamorose, ultimative. L’opposizione, i giudici, i giornali, l’opinione pubblica, la Chiesa, chiunque: quello che succede ogni volta, ma stavolta elevato all’ennesima potenza.
E mettiamo che nel video si veda – come per uno qualsiasi dei tanti filmati che vengono caricati ogni giorno su youporn – un Berlusconi che goda e faccia godere questa ragazza, scherzi, mosse da macho, parolacce, sculacciate, pose erotiche: una scopata come tante. Ma mettiamo ancora che il giorno dopo, Berlusconi invece di dimettersi da ogni ruolo pubblico, di nascondersi sommerso dalla vergogna, di ammettere di avere avuto un comportamento dissoluto, di essere ormai incontenibile, o di essere malato addirittura; ancora una volta rilanci e dica: «Avete visto, ho settantacinque anni, e mi faccio minimo una donna al giorno». Dichiarazioni indignate, manifestazioni in piazza, scomuniche.
Potrebbe esserci velocissimo, un super-rimpasto di governo. Un rimescolamento politico globale. Elezioni. Campagne moralizzatrici. Eccetera. E poi? Altri video. Dichiarazioni a gò gò. Sputtanamenti incrociati. Una sessuopoli che coinvolge politici e vari e eventuali.
Ossia. Non è forse questo che stiamo aspettando? Una scena orgiastica terminale che ci faccia veramente dire basta, non a questo governo, ma a questo tardo impero prolungato oltre ogni limite? E se invece il sentimento di massa fosse l’opposto di quello che pensiamo ci accomuni? E se gli italiani non volessero (come auspicava Vendola nella sua videolettera) un paese più sobrio, e rispetto a un video del genere, alzassero invece le spalle, o provassero anche un po’ di arrapamento, o di invidia – come di fronte alle foto di una Ruby o di una Nadia Macrì postate con grande dovizia sui siti di Repubblica.it o del Corriere.it ?
Dall’altra parte, in attesa del momento del crollo definitivo, del tempo di non ritorno, con queste crisi ormai cicliche del modello berlusconiano, ogni volta tentiamo di trovare quale sia il punto critico che, come in un sistema di leve instabili, faccia crollare tutto il moloch. C’è per esempio chi dice che a parte tutto la vera questione è quella della legalità (1): è un reato andare con le minorenni, è un reato l’abuso di potere, è un reato gestire palazzo Chigi come la propria garconniere. C’è chi non è d’accordo e ribatte che la vera questione è quella del declino del ruolo delle istituzioni (2): un presidente del consiglio puttaniere non è una bella immagine, chi ci dovrebbe rappresentare nel mondo ci fa vergognare e ridere dietro. Ma per altri il punto non è ancora centrato, per qualcuno si tratta piuttosto di una questione di sicurezza (3): abbiamo un
premier ricattabile, in balia dei suoi ruffiani e delle marchette malintenzionate. O ancora, c’è chi replica che anche questo non c’entra nulla, il vero nodo è la questione morale (4): avete presente con che schifoso corruttore di ragazzine, rimestatore di ciarpame, abbiamo a che fare? avete presente quanto quest’uomo se ne frega delle regole, perfino quelle del più comune senso del pudore? E c’è pure chi non è d’accordo con nessuna di queste prospettive e sostiene che l’unico discorso che andrebbe sostenuto è quello politico (5): questo governo non sta facendo nulla per il bene del paese, paralizzato dall’infinito vortice delle beghe sessuali e giudiziarie del suo leader.
E potremmo continuare, o ricominciare da capo.
La cruda realtà però è che su nessuno di questi piani è stata possibile fino ad ora una sconfitta decisiva di Berlusconi ipse e – soprattutto – della sua cultura.
Ogni contrasto possibile, o anche tutte queste formule di denuncia messe insieme non hanno dato un risultato acquisito, e soprattutto ci lasciano con l’inquietante sensazione che – a Berlusconi sconfitto, uscito dall’agone, morto – lo scenario sociale e politico che si aprirebbe potrebbe essere anche peggiore.
Qual è forse allora il rimosso che non vogliamo considerare, cos’è che ci permetterebbe di capire quale è il volto del potere berlusconiano? Paradossalmente, la vera facies di Berlusconi è proprio quella che abbiamo di fronte agli occhi. Perché in fondo lui non fa altro che portare l’osceno (l’ob-sceno, quello che è fuori dalla scena) in primo piano. Gli affidi lampo delle igieniste dentali, le selezioni all’ingresso di Fede, le canzoni di Apicella, le barzellette su negri, troie & froci: vi sembra che tutto questo sia nascosto nel suo comportamento? vi sembra che Berlusconi occulti una parte del suo carattere e dei suoi modi di fare?
E allora domandiamoci piuttosto qual è la più profonda oscenità che ci mostra? Non l’illegalità, non l’immoralità, non la volgarità, non l’incompetenza politica. Ma una lesione più lacerante – perché è quella che ci attraversa. Una ferita che abbiamo difficoltà a riconoscere perché riguarda anche noi.
La verità è che le vicende sessuali del nostro presidente del consiglio mettono in evidenza il funzionamento del capitalismo nella sua versione più cristallina, e elementare, indifferente all’umano.
L’osceno che ci viene spalancato non è quello di un capo di stato settantaquattrenne che va con le ragazzine infischiandosene della sua sicurezza personale e del buon nome delle istituzioni. No: l’osceno è il consumo dell’essere umano come gadget. Un cinismo abissale mescolato a un narcisismo patologico che ci fa pensare che gli esseri umani siano cose di basso valore. A questo sono state ridotte le Ruby e le Noemi. A puri oggetti. A piccole icone portatili. A nomi sulla bocca di tutti. E non solo perché prostitute, ragazze-immagine (come si dice in un neologismo accettato e aberrante), ma perché figure completamente svincolate dalla loro umanità.
La domanda allora diventa un’altra. Non è più come far cadere Berlusconi, o come sbarazzarci della sua cultura, ma: noi, sapremmo restituirgli questa umanità? Quando, per fare un esempio apparentemente moralista, clicchiamo sulle foto di Ruby sugli schermi dei nostri computer, quale differenza profonda c’è tra noi e Berlusconi che esamina i photo-book che gli procura Emilio Fede? Quale diversità sostanziale c’è tra il ballare il bunga bunga e lo scaricarsi il nuovo calendario di Maxim reclamizzato dal Corriere in questo modo: Jihane senza veli – marocchina (come Ruby) da calendario? Ogni volta, cos’è che stiamo pensando?
È forse in questo senso che potremmo comprendere perché il piano sul quale si può sconfiggere il berlusconismo è proprio quello sul quale lui e i suoi imitatori si dichiarano leader incontrastati. Ed è – sembra una boutade – quello dell’amore. Senza che ce ne accorgessimo, l’impoverimento umano del ventennio berlusconiano ha riguardato fino in fondo la sterilizzazione della forza erotica, ossia di quella possibilità che abbiamo, attraverso l’amore, di unire il desiderio al godimento. L’amore è questo, ed è insieme la capacità di riconoscere il proprio desiderio ma anche il suo limite, la sua incertezza. L’amore, mostrandoci la nostra profonda parzialità, ci rende intimamente umani. E ci libera da quel demonio del vedere gli altri come semplici oggetti o come creature inattingibili. L’amore è quella chance che abbiamo che di conoscere l’altro senza che questa relazione annulli noi o lui.
Il capitalismo cinico, di cui il berlusconismo è solo la versione più compiuta, ha invece svuotato e continua a svuotare l’amore di qualsiasi senso. Non esiste più referente per ciò che significa desiderio, mancanza, intimità, immaginazione. Si vede bene come il suo partito dell’amore è una delle tante ideologie mortifere che ha deturpato la simbolica amorosa. Il rapporto con l’altro (non solo l’altro sesso) nel suo universo di ville certose è ridotto amero consumo. La seduzione è equiparata al ricatto dei soldi e dei braccialetti uguali per mille. La tenerezza è un’igienista dentale che ti viene a recuperare in questura e poi ti lascia nuovamente per strada. La fiducia è quello di un papi o un Brunetta che ti promette di aiutarti con i tuoi affari ma poi non si fa più sentire. Berlusconi è l’antiamore. Solo allora se riuscissimo a pensare quanto il cinismo delle nostre vite ci faccia alle volte assomigliare a lui, forse potremmo cominciare a essere veramente diversi da questo tipo di uomo incapace di amare.

Fonte articolo 'Il Manifesto'
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Berlusconi, che carattere di Christian Raimo

1 commento:

  1. donatella del mastro3 marzo 2011 alle ore 20:31

    help me!Come fare a firmare elettronicamente ovvero online per far dimettere berlusconi?
    donatella del mastro

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