Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 1 ottobre 2010
Vendola: «Ripartiamo dalla scuola e dalla lotta generale al precariato» di Matteo Bartocci
Il paradosso di questa crisi è che l’esplosione del centrodestra non giova all’opposizione. Per Nichi Vendola succede perché manca ancora «l’agenda del cambiamento». Che secondo lui avere al primo posto «la lotta generale al precariato» e la ricostruzione della scuola e dell’università.
Vendola, Berlusconi è debole ma anche l’opposizione non sta tanto bene. Come si esce da questo paradosso?
Mi pare importante che l’opposizione sia uscita da una fase di smarrimento e di paura. Le elezioni sono più vicine e ogni partito cerca di capitalizzare l’esplosione del centrodestra. Abbiamo visto ieri tutto il ventaglio delle opzioni di partito: l’agenda sociale di Bersani, il galateo repubblicano di Casini, la frenesia grillina di Di Pietro in preda a qualche ansia elettoralistica. Ma non è ancora in campo l’alternativa come cantiere, quella mobilitazione democratica che dall’alto e dal basso deve ricostruire un’egemonia alternativa a quella del berlusconismo. Questa crisi di regime ci deve spingere a diventare rapidamente i costruttori di una nuova prospettiva di governo.
Come? Qual è il passo successivo?
Intanto ritroviamoci insieme. Penso innanzitutto alla manifestazione della Fiom del 16 ottobre. Va bene segnalare l’acutezza della crisi democratica e l’assedio dei poteri criminali ma dobbiamo legarli alla questione sociale. Se vogliamo essere un’alternativa credibile a Berlusconi dobbiamo lanciare subito una lotta generale al precariato. Dico al Pd che forse uno sguardo al Labour, alla Francia, all’Spd, può aiutarlo a liberarsi dalla paura. Operai e contratto nazionale di lavoro non sono un culto degli anni ’70 ma la modernità in cui viviamo. Tutti sono consapevoli che l’Italia è allo sbando ed è a rischio la sua tenuta unitaria e sociale. Non c’è famiglia che non conosca la scuola ai tempi del centrodestra, dall’asilo all’università. La vediamo tutti la degradazione programmata dell’istruzione, la selezione di casta e di classe che si vuole operare tra gli studenti, la dispersione scolastica, l’analfabetismo degli adulti. Perché non riusciamo a interpretare questa enorme domanda di cambiamento con un’idea diversa di governo della società?
Perché?
Perché il centrosinistra è anch’esso un campo di frammenti. La crisi del centrodestra è speculare alla nostra. Anche qui le dispute intestine sono tutt’altro che sopite. Insisto, come facciamo a essere bruchi che diventano farfalle visto che stiamo morendo ciascuno nel proprio bozzolo?
Bastano le primarie?
Io insisto sulle primarie. Sono l’unica cosa concreta che possiamo fare. Mi dispiace che molti si spaventino di questa parola ma la ripeto: abbiamo bisogno di una narrazione, di una lettura condivisa dei guasti dell’Italia e degli errori del centrosinistra. Il programma e le alleanze si costruiscono all’aria aperta, con una partecipazione larga e una contesa pubblica di idee e di programmi su che significa centrosinistra eperché siamo diversi dal centrodestra.
Il governo tecnico se non probabile è almeno possibile. Sei fuori dal parlamento ma la tua voce non è irrilevante. Che ne pensi?
Penso che questa legge elettorale sia una porcata. Se si facesse un governo di transizione per cambiarla e risolvere il conflitto di interessi sarei contento. Non credo però ci siano le condizioni per farlo in modo condiviso. L’unica cosa che sicuramente non può e non deve fare un governo tecnico è intervenire sulla politica economica.
Tu critichi i partiti rinchiusi nel loro «bozzolo» e proponi un cambiamento. Ma quali sono poi le forze che dovrebbero realizzarlo?
Le primarie devono rivitalizzare la politica, portarla a un’osmosi con la società.
Guardiamo alle primarie di Milano. Prima con Pisapia, poi Boeri e Onida, la sinistra ha ripreso fiato. E in tutta la città si è ricreata una discussione pubblica su un modello alternativo. Non si tratta più di cercare un candidato che emuli il centrodestra. Si è allargata la consapevolezza che Milano, una grande capitale del mondo, è diventata il centro di un pezzetto di Padania con il suo repertorio kitsch e di malavita, una città incapace perfino di organizzare l’Expo. Le primarie non sono un’alchimia elettorale, mettono tutti di fronte a uno specchio e spingono a ragionare sul futuro.
La Puglia è un po’ il tuo biglietto da visita nel resto d’Italia. A che punto è la legge sull’acqua pubblica?
Le leggi non le faccio io, le fa il consiglio regionale. La ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese è la prima approvata dalla mia giunta. Ora è all’esame delle due commissioni competenti e poi andrà in aula. Io spero che questo percorso sia completato quanto prima e comunque entro l’anno. Ho sollecitato più volte il consiglio e il suo presidente e spero che queste sollecitazioni saranno tenute in conto perché considero quella legge strategica per la Puglia.
A proposito di alleanze. Vedi veti per Federazione della sinistra o la falce e martello?
Intanto bisogna evitare di mettersi i veti da soli rinunciando a fare politica. Tutte le forze della sinistra devono lavorare per una coalizione segnata da uno spirito di progresso, con una grande ambizione riformatrice. E’ una grande lotta politica, non sarà mica facile. Serve una grande battaglia delle idee. Spero non ci si accontenti di un diritto di tribuna. Sel, Verdi, Fds, Pd, Idv, siamo tutti chiamati a un passaggio d’epoca. Attenti, se il centrosinistra sarà la coalizione dei conservatorismi, la somma della nicchia moderata e di quella «antagonista», se non rimescoliamo le carte per un nuovo vocabolario in sintonia con i soggetti reali - a cominciare da quelli della scuola che sono la punta più visibile del disagio sociale - non ce la facciamo. Abbandoniamo i posizionamenti simbolici e accettiamo un confronto a tutto campo tra di noi e con la gente sull’agenda del cambiamento.
Fonte intervista 'Il Manifesto'
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Vendola, Berlusconi è debole ma anche l’opposizione non sta tanto bene. Come si esce da questo paradosso?
Mi pare importante che l’opposizione sia uscita da una fase di smarrimento e di paura. Le elezioni sono più vicine e ogni partito cerca di capitalizzare l’esplosione del centrodestra. Abbiamo visto ieri tutto il ventaglio delle opzioni di partito: l’agenda sociale di Bersani, il galateo repubblicano di Casini, la frenesia grillina di Di Pietro in preda a qualche ansia elettoralistica. Ma non è ancora in campo l’alternativa come cantiere, quella mobilitazione democratica che dall’alto e dal basso deve ricostruire un’egemonia alternativa a quella del berlusconismo. Questa crisi di regime ci deve spingere a diventare rapidamente i costruttori di una nuova prospettiva di governo.
Come? Qual è il passo successivo?
Intanto ritroviamoci insieme. Penso innanzitutto alla manifestazione della Fiom del 16 ottobre. Va bene segnalare l’acutezza della crisi democratica e l’assedio dei poteri criminali ma dobbiamo legarli alla questione sociale. Se vogliamo essere un’alternativa credibile a Berlusconi dobbiamo lanciare subito una lotta generale al precariato. Dico al Pd che forse uno sguardo al Labour, alla Francia, all’Spd, può aiutarlo a liberarsi dalla paura. Operai e contratto nazionale di lavoro non sono un culto degli anni ’70 ma la modernità in cui viviamo. Tutti sono consapevoli che l’Italia è allo sbando ed è a rischio la sua tenuta unitaria e sociale. Non c’è famiglia che non conosca la scuola ai tempi del centrodestra, dall’asilo all’università. La vediamo tutti la degradazione programmata dell’istruzione, la selezione di casta e di classe che si vuole operare tra gli studenti, la dispersione scolastica, l’analfabetismo degli adulti. Perché non riusciamo a interpretare questa enorme domanda di cambiamento con un’idea diversa di governo della società?
Perché?
Perché il centrosinistra è anch’esso un campo di frammenti. La crisi del centrodestra è speculare alla nostra. Anche qui le dispute intestine sono tutt’altro che sopite. Insisto, come facciamo a essere bruchi che diventano farfalle visto che stiamo morendo ciascuno nel proprio bozzolo?
Bastano le primarie?
Io insisto sulle primarie. Sono l’unica cosa concreta che possiamo fare. Mi dispiace che molti si spaventino di questa parola ma la ripeto: abbiamo bisogno di una narrazione, di una lettura condivisa dei guasti dell’Italia e degli errori del centrosinistra. Il programma e le alleanze si costruiscono all’aria aperta, con una partecipazione larga e una contesa pubblica di idee e di programmi su che significa centrosinistra eperché siamo diversi dal centrodestra.
Il governo tecnico se non probabile è almeno possibile. Sei fuori dal parlamento ma la tua voce non è irrilevante. Che ne pensi?
Penso che questa legge elettorale sia una porcata. Se si facesse un governo di transizione per cambiarla e risolvere il conflitto di interessi sarei contento. Non credo però ci siano le condizioni per farlo in modo condiviso. L’unica cosa che sicuramente non può e non deve fare un governo tecnico è intervenire sulla politica economica.
Tu critichi i partiti rinchiusi nel loro «bozzolo» e proponi un cambiamento. Ma quali sono poi le forze che dovrebbero realizzarlo?
Le primarie devono rivitalizzare la politica, portarla a un’osmosi con la società.
Guardiamo alle primarie di Milano. Prima con Pisapia, poi Boeri e Onida, la sinistra ha ripreso fiato. E in tutta la città si è ricreata una discussione pubblica su un modello alternativo. Non si tratta più di cercare un candidato che emuli il centrodestra. Si è allargata la consapevolezza che Milano, una grande capitale del mondo, è diventata il centro di un pezzetto di Padania con il suo repertorio kitsch e di malavita, una città incapace perfino di organizzare l’Expo. Le primarie non sono un’alchimia elettorale, mettono tutti di fronte a uno specchio e spingono a ragionare sul futuro.
La Puglia è un po’ il tuo biglietto da visita nel resto d’Italia. A che punto è la legge sull’acqua pubblica?
Le leggi non le faccio io, le fa il consiglio regionale. La ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese è la prima approvata dalla mia giunta. Ora è all’esame delle due commissioni competenti e poi andrà in aula. Io spero che questo percorso sia completato quanto prima e comunque entro l’anno. Ho sollecitato più volte il consiglio e il suo presidente e spero che queste sollecitazioni saranno tenute in conto perché considero quella legge strategica per la Puglia.
A proposito di alleanze. Vedi veti per Federazione della sinistra o la falce e martello?
Intanto bisogna evitare di mettersi i veti da soli rinunciando a fare politica. Tutte le forze della sinistra devono lavorare per una coalizione segnata da uno spirito di progresso, con una grande ambizione riformatrice. E’ una grande lotta politica, non sarà mica facile. Serve una grande battaglia delle idee. Spero non ci si accontenti di un diritto di tribuna. Sel, Verdi, Fds, Pd, Idv, siamo tutti chiamati a un passaggio d’epoca. Attenti, se il centrosinistra sarà la coalizione dei conservatorismi, la somma della nicchia moderata e di quella «antagonista», se non rimescoliamo le carte per un nuovo vocabolario in sintonia con i soggetti reali - a cominciare da quelli della scuola che sono la punta più visibile del disagio sociale - non ce la facciamo. Abbandoniamo i posizionamenti simbolici e accettiamo un confronto a tutto campo tra di noi e con la gente sull’agenda del cambiamento.
Fonte intervista 'Il Manifesto'
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