Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 4 ottobre 2010
'L’Italia era una repubblica fondata sul lavoro' . Oltre la piazza di Norma Rangeri
L’Italia era una repubblica fondata sul lavoro, sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, sulla libertà di espressione. Oggi questa è una repubblica dove il lavoro non c’è, la legge è quella del più forte, l’informazione resta chiusa nel Palazzo e usa menare il manganello contro il nemico da abbattere. In questa repubblica di Cesare offesa da un’ingiustizia così forte da mettere in crisi la coesione sociale, sarebbe ora di svegliarsi e piazza San Giovanni ieri era piena di persone intenzionate a farsi sentire. Questo è il momento di muoversi e «Svegliati Italia», lo slogan azzeccato del popolo viola. Un richiamo diretto alla politica. Di Pietro e Vendola non se lo sono fatto ripetere due volte, il Pd non c’era (ma questa purtroppo non è una notizia), a parte Ignazio Marino.
Invece c’era il paese che non ne può più. E non solo a Roma dove decine di migliaia di persone riempivano la storica piazza. Segnali forti arrivavano dal sud, da Messina in marcia contro il Ponte, come una settimana fa era toccato a Reggio Calabria. Ora si prepara l’appuntamento del 16 ottobre, quando attorno alla Fiom, si ritroverà un mondo del lavoro (e non solo) che non vuole tornare al rapporto della fabbrica ottocentesca. Poi la tappa storica di Teano: dal nord e dal sud confluiranno le carovane delle associazioni e dei sindaci per rovesciare l’incubo del separatismo leghista .
Ci vorrebbe anche una forza politica, una sinistra altrettanto sveglia e capace di raccogliere la voglia di un cambio. In modo frammentario, ma anche abbastanza chiaro ormai questa spinta è concentrata su tre questioni di programma. La difesa dei diritti , con la trincea di Pomigliano e dei metalmeccanici in generale. Perché se salta quel tappo saremmo sommersi tutti. Un operaio che deve annullare il conflitto, cancellare la sua coscienza, la sua persona per fare fronte comune con l’impresa, è una lotta di classe all’incontrario. Il 16 ottobre attorno alla Fiom e alla radice storica della sinistra si ritroveranno gli insegnanti, gli studenti, gli immigrati e le altre voci di un mondo che resiste, nonostante tutto.
Come la voce che interpreta la scelta nuova di riportare il bene pubblico, in questo caso l’acqua, nella sfera dei diritti comuni. Perché dopo la sbornia del
privato che risolve la questione ambientale con il mercato, oggi ci ritroviamo con le città affogate nei rifiuti e il nucleare alla porta di casa. La battaglia del
referendum sull’acqua si trova in un momento delicato: quando dal milione e mezzo di firme si deve passare (se la Cassazione e la Corte Costituzionale daranno il via libera) a raggiungere il quorun elettorale. Infine la consapevolezza che l’informazione è l’oro della democrazia e che in Italia è ora di cancellare la dieta berlusconiana. Perché magari chi va in piazza il Tg1 nemmeno lo vede, ma a
guardarlo restano milioni di cittadini che lo accendono per capire cosa succede. E poi vanno a votare.
Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'
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Invece c’era il paese che non ne può più. E non solo a Roma dove decine di migliaia di persone riempivano la storica piazza. Segnali forti arrivavano dal sud, da Messina in marcia contro il Ponte, come una settimana fa era toccato a Reggio Calabria. Ora si prepara l’appuntamento del 16 ottobre, quando attorno alla Fiom, si ritroverà un mondo del lavoro (e non solo) che non vuole tornare al rapporto della fabbrica ottocentesca. Poi la tappa storica di Teano: dal nord e dal sud confluiranno le carovane delle associazioni e dei sindaci per rovesciare l’incubo del separatismo leghista .
Ci vorrebbe anche una forza politica, una sinistra altrettanto sveglia e capace di raccogliere la voglia di un cambio. In modo frammentario, ma anche abbastanza chiaro ormai questa spinta è concentrata su tre questioni di programma. La difesa dei diritti , con la trincea di Pomigliano e dei metalmeccanici in generale. Perché se salta quel tappo saremmo sommersi tutti. Un operaio che deve annullare il conflitto, cancellare la sua coscienza, la sua persona per fare fronte comune con l’impresa, è una lotta di classe all’incontrario. Il 16 ottobre attorno alla Fiom e alla radice storica della sinistra si ritroveranno gli insegnanti, gli studenti, gli immigrati e le altre voci di un mondo che resiste, nonostante tutto.
Come la voce che interpreta la scelta nuova di riportare il bene pubblico, in questo caso l’acqua, nella sfera dei diritti comuni. Perché dopo la sbornia del
privato che risolve la questione ambientale con il mercato, oggi ci ritroviamo con le città affogate nei rifiuti e il nucleare alla porta di casa. La battaglia del
referendum sull’acqua si trova in un momento delicato: quando dal milione e mezzo di firme si deve passare (se la Cassazione e la Corte Costituzionale daranno il via libera) a raggiungere il quorun elettorale. Infine la consapevolezza che l’informazione è l’oro della democrazia e che in Italia è ora di cancellare la dieta berlusconiana. Perché magari chi va in piazza il Tg1 nemmeno lo vede, ma a
guardarlo restano milioni di cittadini che lo accendono per capire cosa succede. E poi vanno a votare.
Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'
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