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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 5 ottobre 2010

La strategia del Caimano di Nicola Tranfaglia

(vignetta Romaniello)
Quel che si chiedono gli italiani che (malgrado le frequenti delusioni che ci danno da molto tempo le classi dirigenti italiane) seguono da lontano o da vicino la politica è semplice: quale sarà la strategia di Berlusconi nei prossimi mesi e come reagiranno le opposizioni, o almeno quella parte di opposizione che vuole mandare a casa il presidente del Consiglio, indegno - questo ormai è chiaro - di restare al suo posto.
Diciamo subito che la tregua attuale tra i due cofondatori del Pdl, ex partito dell’amore divenuto ora partito dell’odio e della cricca massonico-affaristica, è alla base delle ultime dichiarazioni di Berlusconi sul completamento della legislatura e sullo «scudo giudiziario» di cui il capo del governo ha assoluto bisogno per non essere condannato all’interdizione dei pubblici uffici dopo la probabile decisione abrogativa della Consulta a dicembre sul «legittimo impedimento». Uno «scudo giudiziario» che contemplerà non soltanto il Lodo Alfano costituzionale ma anche il ritorno del «processo breve» o meglio della prescrizione generalizzata che costituisce, per così dire, l’altra gamba della politica giudiziaria di Berlusconi. Saranno i finiani a decidere quindi nei prossimi mesi se andare alle elezioni, a un altro governo o a prorogare fino alla primavera o addirittura all’autunno prossimo la legislatura e la contraddittoria maggioranza parlamentare.
Se hanno fatto un nuovo «patto segreto» con il Caimano per salvarlo dalla condanna per corruzione nel processo Mills, inevitabile agli inizi del 2011 e di processi successivi, butteranno amare la questione morale sollevata da Fini qualche tempo fa e perderanno qualsiasi capacità di attrazione elettorale per chi resta fedele alla costituzione repubblicana.
Se invece si opporranno allo «scudo» come faranno sicuramente (almeno spero) le opposizioni nei prossimi mesi, si andrà presto alle elezioni anticipate. Allo stato dei fatti sembra probabile che il «patto scellerato» sarà osservato da Fini per qualche mese di fronte ai propri interessi elettorali e la crisi di regime, ormai in corso, durerà ancora per quattro-cinque mesi fino alla prossima primavera 2011.
Questo è davvero inaccettabile per la maggioranza degli italiani come per le forze politiche che si collocano in una nuova coalizione di centro-sinistra decisa a battersi per un’alternativa costruttiva alla crisi e alla fine del berlusconismo dopo 16 anni di vita.
Lo stato del paese, devo ricordarlo, è sempre più tragico ed è strano che le classi dirigenti del centro-sinistra (o di una parte di esso) non ne prendano atto fino in fondo.
Le istituzioni fondamentali per le nuove generazioni - la scuola, l’università, la ricerca scientifica - hanno messo l’Italia in coda all’Europa e i forti tagli operati negli ultimi due anni che hanno significato più di otto miliardi di euro per la scuola, più di un miliardo di euro per l’università e lo sfascio quasi completo della ricerca pubblica mostrano l’arretramento del nostro paese in un settore fondamentale per lo sviluppo economico e civile. La mobilitazione dei ricercatori universitari che chiedono concorsi e un nuovo stato giuridico hanno raggiunto una grande intensità e stanno bloccando le principali università.
Sul piano dell’ambiente e della sopravvivenza della popolazione, il ritorno del problema dei rifiuti e delle discariche, particolarmente a Napoli e in Campania, rivela che le difficoltà non sono state superate e che la Protezione civile non è in grado o non vuole affrontare in maniera efficace un problema che provoca tumori a volte insuperabili per le popolazioni interessate. Ma la mancanza di lavoro e l’aumento della disoccupazione soprattutto giovanile colpisce parti sempre più ampie della popolazione italiana, non soltanto nel Mezzogiorno.
Quel che funziona ormai in Italia con il governo Berlusconi è soltanto il sempre più esteso connubio tra politica, mafia e affari (titolo di un mio libro Laterza del 1992, sempre ristampato) e l’ingresso dei metodi mafiosi nelle istituzioni pubbliche piuttosto che il funzionamento dello Stato secondo le regole costituzionali e legali come dice la Carta del ’48.
E questo avviene mentre sempre di più esponenti del governo ma anche delle più alte istituzioni (come il Senato della repubblica) balzano all’attenzione interessata dei giudici in varie parti del paese a causa di un passato recente
pieno di ombre pesanti. È grave che il presidente del Senato Schifani, indagato in passato per le sue frequentazioni mafiose, e ora di nuovo con ogni probabilità sotto inchieste per le sue azioni di anni fa, non senta il bisogno di chiarire le sue spiegazioni e dare spiegazioni sugli quegli anni. È un problema di chiarezza istituzionale, necessaria secondo la nostra Costituzione.
Come bisogna aggiungere che anche il presidente della Camera non ha chiarito fino in fondo la vicenda, assai meno grave che lo riguarda, e il ruolo dei Tulliani nella vicenda di Montecarlo.
Da tutto ciò deriva una crisi di regime che si aggrava ogni giorno con un presidente del Consiglio che insulta i magistrati, le donne, l’opposizione ed è lontano anni luce dalla situazione reale del paese e degli italiani.

fonte articolo 'Il Manifesto'
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