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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 11 settembre 2010

ANGELO VASSALLO: L’esempio di Pollica e la sinistra di Angelo Mastrandrea

Ora che le belle parole si sono consumate e il dolore è consegnato ad amici e familiari, ora che il sindaco pescatore è entrato nell'olimpo delle vittime della mafia e la sua eredità è nelle mani dei sopravvissuti, ora che l'isola felice del Cilento è stata irrimediabilmente violentata e la giustizia è affidata a un pugno di indizi e supposizioni, che ne sarà di Pollica? E' la domanda che si fanno in tanti, da quelle parti e non solo.
Sarà decisivo capire come proseguire un'esperienza politica che ha fatto del piccolo centro del salernitano l'esempio concreto di un altro sud possibile. E come fare perché i killer, chiunque sia stato e per qualsivoglia ragione, sul lungo periodo non l'abbiano vinta.
I funerali di ieri mattina qualche indicazione l'hanno data. Ci aveva pensato la famiglia a renderli qualcosa in più di comuni, affollate esequie. «I fiori crescono nei prati», usava dire Angelo Vassallo per spiegare che è bene che vi restino. Meglio una donazione a Terra madre, alla possibilità di un altro mondo persino a tavola. Il resto lo hanno fatto i presenti, le migliaia di persone e le associazioni che hanno accompagnato questa esperienza di governo.
Slow Food ha garantito che farà di Pollica un presidio della legalità, Legambiente che sorveglierà sulle speculazioni e la pulizia del mare, Libera aggiungerà il nome del sindaco ucciso in cima alla lista dei caduti da ricordare e lavorerà perché sulle terre crescano ulivi e non alberghi,
decine di sindaci si sono dichiarati pronti a raccoglierne il testimone e a far sì che gli interessi privati non abbiano la meglio su quelli collettivi. E migliaia di persone scese in piazza hanno mostrato la volontà di non cedere alla violenza e alla sopraffazione.
Vassallo aveva avuto l'intuizione di rendere Pollica locale e globale allo stesso tempo. Mentre gli altri sindaci di centrosinistra facevano leva sul securitarismo inseguendo la destra, le sue parole costruivano un altro immaginario.
La capitale della dieta mediterranea, la perla del Cilento, il paese dove si vive bene a lungo. E le sue azioni disegnavano un’altra politica: una tassa comunale di dieci euro a persona per le emissioni di anidride carbonica, da reinvestire nel rimboschimento. La richiesta di consegnare gli scarti di cibo agli allevatori, un modo per riciclare in maniera naturale e di non sprecare nulla. Di decrescere felicemente, sosterrebbe qualcuno. L'acqua a chilometro zero, e «fa niente se i supermercati si arrabbiano». E il porto da mantenere interamente in mano pubblica.
I politici che ieri hanno partecipato ai funerali dovrebbero farne tesoro. Non Silvio Berlusconi e Roberto Maroni, che non si sono degnati della presenza e nemmeno di una dichiarazione di circostanza. Il governo, nei suoi massimi rappresentanti, ha preferito inviare due esponenti meridionali come il sottosegretario Mantovano e la ministra Prestigiacomo, quasi si trattasse di una questione etnica. Ma gli altri, quelli di una sinistra costretta a reinventarsi. Forse il modo migliore per salvare Pollica sarebbe quello di fare dell'Italia una grande Pollica.


Fonte articolo 'Il Manifesto'

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