Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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martedì 10 agosto 2010
Da che pulpito di Antonio Padellaro
Gianfranco Fini non è certo il nostro politico preferito. Troppi saluti fascisti quando era l’allievo prediletto di Almirante. Troppi sì per troppi anni sulle leggi ad personam e su ogni altra vergogna escogitata per favorire il capo. Troppo repentina la sua conversione ai valori della laicità e della legalità per non sembrare sospetta, ma va bene lo stesso. La voglia di tirannicidio di un delfino invecchiato nell’attesa non ci convince. E, contrariamente a certi strateghi della domenica non pensiamo affatto che il nemico del nostro nemico debba per forza essere nostro amico. Diciamo poi che sulla famosa casa di Montecarlo il presidente della Camera ha aspettato troppo prima di chiarire. Non si capisce perché visto che la faccenda dell’eredità Colleoni era di pertinenza degli amministratori di An. Piuttosto esperti, a quanto pare, in società offshore. Vero, infine, che i cognati uno non se li sceglie ma qualche contromisura nei confronti dello sgomitante Tulliani non avrebbe guastato. Detto questo è del tutto grottesco che la morale Fini se la senta fare da personaggi dediti a coprire le malefatte del nuovo padrone. Si resta incantati dallo sdegno di Capezzone (uomo tutto di un pezzo che passò tutto d’un pezzo dai Radicali a Berlusconi) nel pretendere, con insulti a raffica, le “immediate” dimissioni della terza carica dello Stato. E che dire di La Russa “che segue con tristezza la vicenda della casa di Montecarlo”. La stessa intensa commozione che gli ha serrato le mascelle quando il Caimano ha decretato l’espulsione dal Pdl dell’“amico Gianfranco”. Quello stesso Gianfranco senza il quale forse, chissà, il prode ‘Gnazio non avrebbe mai passato in rassegna le truppe come sognava da bambino. E che dire delle folgoranti carriere dei vari Gasparri e Matteoli, un dì colonnelli sull’attenti e che adesso fanno a gara nel prendere le distanze dal reietto? I colleghi del Giornale hanno il merito dello scoop monegasco. Ed è comprensibile che non mollino l’osso bastonando per pagine e pagine l’avversario del loro amato proprietario-premier. Sarebbe stato bello se la stessa appassionata foga per le notizie l’avessero dimostrata un anno fa quando di un certo personaggio si parlava soprattutto per le intense frequentazioni con ragazze a pagamento (per non parlare delle feste di compleanno di adolescenti appena sbocciate). Lo stesso personaggio che adesso si mostra corrucciato per tanta decadenza dei costumi. O che forse si sente deluso dall’ex numero due: e che cavolo, farsi beccare solo per un appartamento da trecentomila euro...
Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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Senti chi parla di Marco Travaglio
La soap opera di Montecarlo nel tunnel di Alessandro Robecchi
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