Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 17 luglio 2010
La rivespata di Marco Travaglio
(vignetta tratta da lo stonato)
La prima cena chez Vespa, quella che riuniva B. e figlia Marina, Piercasinando, Geronzi, Draghi, Letta-Letta e signora, il cardinal Bertone e ovviamente Bruno con la sora Augusta, abbia ingelosito a morte tutto il resto del generone romano (a parte Tremonti, che ha tenuto a precisare di preferire un panino solitario al ministero, e Fini, che ha declinato l’invito nel timore di un avvelenamento). Così l’insetto paraninfo ha apparecchiato una seconda cenetta per gli esclusi dalla prima: praticamente gli sfigati, il cui numero è legione. Viene in mente “Lo shampoo” di Gaber che, nella seconda strofa, attacca con voce roca: “Seconda passata...”. Ecco: alla seconda passata portaportese, un’ammucchiatina sulla terrazza di Propaganda Fide, si accalcavano sgomitanti – informa l’autorevole Signorini – Renato Schifani, l’ex autista ed ex avvocato di mafiosi (anch’essi di seconda fila) divenuto inopinatamente presidente del Senato; il capogruppo Gasparri col suo concentrato di neuroni e il dioscuro Cicchitto eccezionalmente scappucciato; i ministri pro tempore (ancora per poco) Gnazio La Rissa, Matteoli, Prestigiacomo, Galan e persino uno smunto Angelino Jolie, ridotto a larva umana dopo l’ottantesima riscrittura della legge bavaglio. Completavano il quadro la Renata Spolverini e un mazzetto di uomini Rai, come il dg Masi con nuova squinzia al seguito, i resti di Noisette Del Noce e il sempre elegante Augusto Minzolini, il lord Brummel de noantri, coi pantaloni aperti per ogni evenienza. In rappresentanza della sinistra estinta c’erano Fausto Bertinotti e la sora Lella, sempre graditi con tutto quel che han fatto per la destra. E poi una spruzzata di prenditori, tipo Bellavista Caltagirone, Giovannino Malagò e Moretti Polegato. Se la prima cena esclusiva, all’insegna dell’austerità e dell’alta politica, ha subito prodotto i risultati sperati (il ritorno di fregola fra Silvio e Pier e l’emendamento salva-Geronzi dell’on. Latronico, un nome una vocazione), la seconda passata è scivolata via così, senza infamia e sanza lode. Pare che fosse tutto un trillare di cellulari, un concertone di suonerie pacchiane e uno schiamazzare in dolce stil novo a base di “ahò”, “te possino”, “chi nun more se rivede”, “li mortacci tua”, un viavai di parvenu da ora di punta che ingollavano pesce crudo, mezzemaniche e calamaretti aiutandosi con le mani e pulendosi con la cravatta. Il Masi non stava fermo un minuto, sempre al telefono col direttore di Rai2 Massimo Liofredi, il cotonato con l’attaccatura bassa che resiste impavido agli assalti della Petruni per difendere la sua rete e completarne la distruzione senza intoppi. Insomma una seratina elegante, raffinata, stilosa, di quelle che opportunamente pubblicizzate potrebbero portare la Lega al 30 per cento. Spiccava l’assenza di qualunque traccia del Pd. Il che potrebbe anche essere un titolo di merito (certi inviti, diceva Longanesi, non basta rifiutarli: bisogna proprio non riceverli), sempreché si tratti di una scelta ponderata e non di una dimenticanza. Già, perché c’è pure il caso che l’insetto, sempre così sensibile al potere, si sia scordato i piddini perché non contano più nulla. Come certi mariti distratti che dimenticano le mogli all’autogrill. Del resto questa crisi epocale da fine impero prescinde totalmente dal centrosinistra. Ministri e sottosegretari cadono l’uno dopo l’altro per volontà di Fini, non del Pd. Bersani, che ormai parla come Giovanni Rana, è segnalato negli States, forse per contribuire al crollo della popolarità di Obama (ne sa qualcosa Ségolène Royal, che si giocò le ultime chance presidenziali quando Fassino andò a darle una mano contro Sarkozy). Né lui né D’Alema, per non disturbare, han detto una parola chiara sulla condanna in appello di Dell’Utri. Anzi, Max s’è precipitato in soccorso di B. con la proposta di un bel governo di larghe intese. Al punto che non si comprende perché mai B. voglia rimpiazzare Fini con quello smorfiosetto di Casini, quando c’è il Pd a disposizione. Gratis.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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Il patto della prostata di Marco Travaglio
La prima cena chez Vespa, quella che riuniva B. e figlia Marina, Piercasinando, Geronzi, Draghi, Letta-Letta e signora, il cardinal Bertone e ovviamente Bruno con la sora Augusta, abbia ingelosito a morte tutto il resto del generone romano (a parte Tremonti, che ha tenuto a precisare di preferire un panino solitario al ministero, e Fini, che ha declinato l’invito nel timore di un avvelenamento). Così l’insetto paraninfo ha apparecchiato una seconda cenetta per gli esclusi dalla prima: praticamente gli sfigati, il cui numero è legione. Viene in mente “Lo shampoo” di Gaber che, nella seconda strofa, attacca con voce roca: “Seconda passata...”. Ecco: alla seconda passata portaportese, un’ammucchiatina sulla terrazza di Propaganda Fide, si accalcavano sgomitanti – informa l’autorevole Signorini – Renato Schifani, l’ex autista ed ex avvocato di mafiosi (anch’essi di seconda fila) divenuto inopinatamente presidente del Senato; il capogruppo Gasparri col suo concentrato di neuroni e il dioscuro Cicchitto eccezionalmente scappucciato; i ministri pro tempore (ancora per poco) Gnazio La Rissa, Matteoli, Prestigiacomo, Galan e persino uno smunto Angelino Jolie, ridotto a larva umana dopo l’ottantesima riscrittura della legge bavaglio. Completavano il quadro la Renata Spolverini e un mazzetto di uomini Rai, come il dg Masi con nuova squinzia al seguito, i resti di Noisette Del Noce e il sempre elegante Augusto Minzolini, il lord Brummel de noantri, coi pantaloni aperti per ogni evenienza. In rappresentanza della sinistra estinta c’erano Fausto Bertinotti e la sora Lella, sempre graditi con tutto quel che han fatto per la destra. E poi una spruzzata di prenditori, tipo Bellavista Caltagirone, Giovannino Malagò e Moretti Polegato. Se la prima cena esclusiva, all’insegna dell’austerità e dell’alta politica, ha subito prodotto i risultati sperati (il ritorno di fregola fra Silvio e Pier e l’emendamento salva-Geronzi dell’on. Latronico, un nome una vocazione), la seconda passata è scivolata via così, senza infamia e sanza lode. Pare che fosse tutto un trillare di cellulari, un concertone di suonerie pacchiane e uno schiamazzare in dolce stil novo a base di “ahò”, “te possino”, “chi nun more se rivede”, “li mortacci tua”, un viavai di parvenu da ora di punta che ingollavano pesce crudo, mezzemaniche e calamaretti aiutandosi con le mani e pulendosi con la cravatta. Il Masi non stava fermo un minuto, sempre al telefono col direttore di Rai2 Massimo Liofredi, il cotonato con l’attaccatura bassa che resiste impavido agli assalti della Petruni per difendere la sua rete e completarne la distruzione senza intoppi. Insomma una seratina elegante, raffinata, stilosa, di quelle che opportunamente pubblicizzate potrebbero portare la Lega al 30 per cento. Spiccava l’assenza di qualunque traccia del Pd. Il che potrebbe anche essere un titolo di merito (certi inviti, diceva Longanesi, non basta rifiutarli: bisogna proprio non riceverli), sempreché si tratti di una scelta ponderata e non di una dimenticanza. Già, perché c’è pure il caso che l’insetto, sempre così sensibile al potere, si sia scordato i piddini perché non contano più nulla. Come certi mariti distratti che dimenticano le mogli all’autogrill. Del resto questa crisi epocale da fine impero prescinde totalmente dal centrosinistra. Ministri e sottosegretari cadono l’uno dopo l’altro per volontà di Fini, non del Pd. Bersani, che ormai parla come Giovanni Rana, è segnalato negli States, forse per contribuire al crollo della popolarità di Obama (ne sa qualcosa Ségolène Royal, che si giocò le ultime chance presidenziali quando Fassino andò a darle una mano contro Sarkozy). Né lui né D’Alema, per non disturbare, han detto una parola chiara sulla condanna in appello di Dell’Utri. Anzi, Max s’è precipitato in soccorso di B. con la proposta di un bel governo di larghe intese. Al punto che non si comprende perché mai B. voglia rimpiazzare Fini con quello smorfiosetto di Casini, quando c’è il Pd a disposizione. Gratis.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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