PARANORMALE. Quel che resta dell'incursione è proprio l'incursione stessa. La telefonata senza filtri né centralini da Palazzo Grazioli verso la regia audio di Ballarò, squilli sulla scrivania di un tecnico che, durante le riprese del programma, può passare la chiamata struccando (direbbe la Venier) un semplice bottone: “Un'utenza di servizio sconosciuta all'intera redazione”, rivela un funzionario di Rai-Tre. E invece accessibile al presidente del Consiglio. Un doppio privilegio: controllare il servizio pubblico (e possedere la concorrenza privata), interrompere Ballarò con una telefonatina veloce come ordinare la cena da un salone all'altro di Arcore: “Non era possibile impedire la messa in onda – spiega un dirigente, presente martedì a Ballarò – sia perché noi siamo aperti al dialogo, ci mancherebbe, sia perché il signore che ci ha contattato è stato sbrigativo: ‘Vi passo il presidente’”. Linea unica tra Palazzo Grazioli e la sede Rai di via Teulada e nuovo enigma sulla potenza comunicativa di Berlusconi, in senso materiale: sarà vera (o leggenda) la storiella che può guardare in bassa frequenza le trasmissioni in differita? Galeotta fu l'offesa a Rosy Bindi: registrazioni di Porta a Porta, il presidente del Consiglio irrompe e pronuncia una battuta infelice (“Sei più bella che intelligente”).
OPEN RAI. Silenzio irritato del direttore generale, Mauro Masi: “Che devo commentare?”. Silenzio, pardon sms a Floris del presidente, Paolo Garimberti: “Conduzione impeccabile”. Altro messaggino, stavolta di Pagnoncelli al Fatto: “Non voglio entrare nell'agone politico. Chiedo solo rispetto per me e i miei colleghi”. Il Tg2 e il Tg3 fanno due servizi su Ballarò, il Tg1 sorvola perché intasato da due notizie imprescindibili: l'asta dell'auto di James Bond e i gioielli in passerella. La Rai si fa volentieri palco da comizio. Per tutti. O quasi: “Ho dato l'ok – racconta il direttore, Antonio Di Bella – ma avevo suggerito a Floris di fare una domanda: ci ha provato, invano. Noi preferiamo il dialogo, non le dichiarazioni senza contraddittorio”. L'assedio a RaiTre è da manuale: guerra lampo, prima il capo del governo, poi il viceministro alle Comunicazioni.
ASSALTO RAITRE . Paolo Romani prende coraggio nel programma Un giorno da pecora di Radio Due. Pagelle di fine anno: “Il telegiornale di Minzolini non mi dispiace, è quello che guardo se voglio essere informato in maniera corretta. Il Tg3 fa danni per 30 minuti, Rainews per 24 ore. La Dandini è anche peggio di Santoro. È scoraggiante. In campagna elettorale, quando non poteva ospitare politici, Parla con me ha invitato solo giornalisti chiaramente di sinistra facendo, di fatto, campagna elettorale”. E proprio Romani, in una riunione segreta tra consiglieri Rai di destra e il senatore Maurizio Gasparri, aveva preteso l'azzeramento di Parla con me, ancora in lotta per sopravvivere nei palinsesti della prossima stagione. Proteste di Pd, Idv, amministratori dell’opposizione e comitati di redazione di Tg3 e Rainews. Il presidente Rai riprende Romani con delicatezza: “Le sue opinioni sono certamente espresse a titolo personale, da semplice spettatore. Sono altrettanto certo – prosegue Garimberti – che le opinioni personali del viceministro non influenzeranno il suo lavoro né il rapporto rigorosamente istituzionale che c'è con la Rai. Se così non fosse, sarebbe molto grave e preoccupante”. Sarebbe.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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