Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.
Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros
lunedì 31 maggio 2010
MINCULPOP - LA MEMORIA E IL FUTURO di Gianfranco Capitta
Via via che scopre i suoi “assi” da poker, la manovra di Tremonti perde il carattere della “cecità ingenua” per quanto sanguinaria, o del destino cinico e baro, e acquista un carattere organizzato e cosciente, che rispecchia bene lo spettro culturale del ministro commercialista e dei suoi ispiratori leghisti col forcone. Uno spettro non ampio ma sincero, direbbe il cantautore. Che ha in prima fila e massimo orrore la “cultura”, in tutte le sue forme e in tutti i suoi schieramenti.
Perché oltre che inutile è dannosa, e fondamentalmente esterna all'unità concettuale che nasce, cresce e si chiude entro i confini della monade televisiva berlusconiana. E certo molesta e irriverente, e sommamente pericolosa, per le giovani generazioni di trote messe a ripascimento.
Non ci sono molte altre spiegazioni per il taglio, tanto netto quanto concretamente censorio, messo a segno contro tutte le fondazioni e gli istituti culturali, di ogni parte e di ogni spessore, ma che tutti assieme raccattavano una manciata di spiccioli rispetto al montepremi di dodici miliardi annui della stangata manovriera. Ma rifilare di quel pugno di milioni le uscite dell'erario consolida e chiarisce la politica cieca della scuola targata Gelmini, il ricatto all'informazione, la dissennata gestione dei beni culturali in format coiffeur, i tagli drastici e progressivi a tutto lo spettacolo.
Con la manovra si toglie a tutto questo il pericoloso gene riproduttivo, quello che rende possibile la coltivazione insieme della memoria e del futuro. Vale per gli istituti culturali e per quelli scientifici, per quelli che funzionano finora egregiamente e con coraggio, e per quelli che magari hanno anche disperso fondi e possibilità dietro alle chimere balenate da quella politica che oggi li sega alla radice.
Insomma un vero disastro che lascia sempre più le istituzioni culturali in balìa degli enti locali e delle loro risorse prosciugate dai trasferimenti dello stato a loro volta tagliati. Con il risultato di trasformare la prospettiva di un oscuro federalismo nella certezza di un campanile esasperato. E il riferimento non è necessariamente alla Roma di Alemanno o al Nord a guida leghista.
Nella civilissima Toscana, ad esempio, i sindaci di Prato e di Firenze - l’uno di destra e l’altro del Pd - hanno decapitato d’imperio istituzioni importanti come il Metastasio e il Maggio Musicale, solo per «esemplificare» la propria volontà di cambiamento e «discontinuità», ma soprattutto di giovanilismo («la bellezza dell’asino», lo definivano le nonne). Nulla hanno potuto opporre i conti in ordine e la qualità artistica davanti alll'impulso podestale a mostrare la propria potenza.
E nel campo dello spettacolo ci sono a livello centrale due casi da vero manuale di scienza finanziera di governo. Uno è il Centro sperimentale di cinematografia cui vengono tagliati i fondi (e Bondi potrà farci poetici versi dopo la figuraccia cannense e la debacle aquilana); l’altro è la soppressione tout court dell’Ente teatrale italiano, con i suoi tre teatri storici e le centinaia di dipendenti (di cui solo una minima parte potrebbero essere riassorbiti dal ministero del medesimo Bondi). L’Ente è stato davvero in passato bacino di coltura di clientele e favori governativi, ma attualmente, e pur con un cda dominato dall’attuale maggioranza, è l’unico che persegua le sue finalità istituzionali: che sono anzi tutto la promozione del nuovo nel campo dello spettacolo, la formazione del pubblico, la diffusione dei nostri artisti all'estero in collaborazione con le istituzioni di altri paesi. Ma i teatri, come il cinema, gli studi storici, gli archivi, le biblioteche, gli istituti di ricerca, le arti (quelle visive sembrano partorire nell’informazione corrente solo quello che ne pensa Sgarbi), producono pensiero e non voti, semmai d’opposizione. Per questo dovrebbero stare al loro posto, anche, o tanto più, se ora questo viene eliminato. E come era scritto una volta sui tram, «non disturbare il manovratore». Piuttosto
e in fretta, cercare di licenziarlo.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
Articoli correlati:
Sulla stessa banda di Marco Travaglio
Perché oltre che inutile è dannosa, e fondamentalmente esterna all'unità concettuale che nasce, cresce e si chiude entro i confini della monade televisiva berlusconiana. E certo molesta e irriverente, e sommamente pericolosa, per le giovani generazioni di trote messe a ripascimento.
Non ci sono molte altre spiegazioni per il taglio, tanto netto quanto concretamente censorio, messo a segno contro tutte le fondazioni e gli istituti culturali, di ogni parte e di ogni spessore, ma che tutti assieme raccattavano una manciata di spiccioli rispetto al montepremi di dodici miliardi annui della stangata manovriera. Ma rifilare di quel pugno di milioni le uscite dell'erario consolida e chiarisce la politica cieca della scuola targata Gelmini, il ricatto all'informazione, la dissennata gestione dei beni culturali in format coiffeur, i tagli drastici e progressivi a tutto lo spettacolo.
Con la manovra si toglie a tutto questo il pericoloso gene riproduttivo, quello che rende possibile la coltivazione insieme della memoria e del futuro. Vale per gli istituti culturali e per quelli scientifici, per quelli che funzionano finora egregiamente e con coraggio, e per quelli che magari hanno anche disperso fondi e possibilità dietro alle chimere balenate da quella politica che oggi li sega alla radice.
Insomma un vero disastro che lascia sempre più le istituzioni culturali in balìa degli enti locali e delle loro risorse prosciugate dai trasferimenti dello stato a loro volta tagliati. Con il risultato di trasformare la prospettiva di un oscuro federalismo nella certezza di un campanile esasperato. E il riferimento non è necessariamente alla Roma di Alemanno o al Nord a guida leghista.
Nella civilissima Toscana, ad esempio, i sindaci di Prato e di Firenze - l’uno di destra e l’altro del Pd - hanno decapitato d’imperio istituzioni importanti come il Metastasio e il Maggio Musicale, solo per «esemplificare» la propria volontà di cambiamento e «discontinuità», ma soprattutto di giovanilismo («la bellezza dell’asino», lo definivano le nonne). Nulla hanno potuto opporre i conti in ordine e la qualità artistica davanti alll'impulso podestale a mostrare la propria potenza.
E nel campo dello spettacolo ci sono a livello centrale due casi da vero manuale di scienza finanziera di governo. Uno è il Centro sperimentale di cinematografia cui vengono tagliati i fondi (e Bondi potrà farci poetici versi dopo la figuraccia cannense e la debacle aquilana); l’altro è la soppressione tout court dell’Ente teatrale italiano, con i suoi tre teatri storici e le centinaia di dipendenti (di cui solo una minima parte potrebbero essere riassorbiti dal ministero del medesimo Bondi). L’Ente è stato davvero in passato bacino di coltura di clientele e favori governativi, ma attualmente, e pur con un cda dominato dall’attuale maggioranza, è l’unico che persegua le sue finalità istituzionali: che sono anzi tutto la promozione del nuovo nel campo dello spettacolo, la formazione del pubblico, la diffusione dei nostri artisti all'estero in collaborazione con le istituzioni di altri paesi. Ma i teatri, come il cinema, gli studi storici, gli archivi, le biblioteche, gli istituti di ricerca, le arti (quelle visive sembrano partorire nell’informazione corrente solo quello che ne pensa Sgarbi), producono pensiero e non voti, semmai d’opposizione. Per questo dovrebbero stare al loro posto, anche, o tanto più, se ora questo viene eliminato. E come era scritto una volta sui tram, «non disturbare il manovratore». Piuttosto
e in fretta, cercare di licenziarlo.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
Articoli correlati:
Sulla stessa banda di Marco Travaglio
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento