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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 12 marzo 2010

SCUOLA CLANDESTINA Marco Bascetta

Giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza, non finiranno di manifestarsi le conseguenze aberranti dell’aver reso la clandestinità un crimine, di aver trasformato una condizione di esistenza in reato, in quella assenza integrale di diritti che come ogni maledizione che si rispetti si estende alla progenie.
Dopo aver messo sotto tiro il diritto al lavoro e quello alla salute non poteva uscirne indenne neanche il diritto all’istruzione. Ci ha pensato la Corte di Cassazione che, smentendo una precedente sentenza del 19 gennaio di quest’anno, nega al genitore «irregolare» la possibilità di restare accanto ai propri figli iscritti in una scuola della Repubblica. La frequentazione scolastica dei figli non costituirebbe una circostanza eccezionale, tale da richiedere deroghe, piuttosto un trucco attraverso il quale il clandestino può riuscire a insediarsi subdolamente nella nostra «normalità». È evidente che il risultato pratico di questa sentenza condurrà all’espulsione di fatto di genitori e figli. Contribuendo, per altra via, alla crociata della ministra Mariastella Gelmini - che infatti plaude alla sentenza - contro l’eccessiva presenza extracomunitaria (culturale e numerica) nelle nostre scuole. La precedente sentenza della Cassazione, oggi sconfessata, sarebbe stata colpevole, secondo i giudici della prima sezione civile, di preoccuparsi della «sola salvaguardia dei diritti del minore» a scapito dell’inviolabilità delle patrie frontiere, della sicurezza e di quell’insieme di paure, pregiudizi e ricatti che sottendono la normativa sull’immigrazione.
Non v’è dubbio, questa volta, che le toghe, lungi dal correggere le nefaste conseguenze del reato di clandestinità, abbiano aderito pienamente allo spirito e alla lettera della legge. Il cui scopo reale non è certo la missione impossibile di annientare l’immigrazione clandestina, ma di istituire un vuoto di diritti, anche i più elementari, un apartheid in cui costringere a obbedir tacendo una buona parte della forza lavoromigrante.
Ci dovrebbero riflettere coloro che, affidandosi alla nemesi giudiziaria, misurano ogni questione, politica e umana, con il metro della legalità. E a forza di dar la caccia ai «mariuoli», dimenticano le cattive leggi e i pessimi legislatori (non solo berlusconiani) e interpreti togati che infestano questo paese. I quali, c’è da scommetterci, non tarderanno a prescrivere, dopo aver cercato di obbligare (per fortuna con scarso successo) i medici alla delazione, l’esibizione dei permessi di soggiorno di entrambi i genitori agli scolari extracomunitari. Il diritto alla salute e quello all’istruzione non sono ancora stati cancellati dal nostro ordinamento, ma non sono più in cima alla scala delle priorità nella politica del governo e nemmeno, sembra, nella ratio della magistratura.
Che l’ossessione della sicurezza (intesa come ordine pubblico e buona condotta) sia fatta prevalere su ogni altro diritto e principio di civiltà non è un problema che riguardi i soli migranti, è una minaccia che incombe su tutti e non da oggi.

Fonte articolo 'Il Manifesto'

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