Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 1 marzo 2010
La blasfemia a sdegno variabile di Giuseppe Zois
(vignetta tratta da serialtv.it)
Caro Diario,
sono in molti ad avvertire sensazioni di inadeguatezza in questo tempo. In passato le necessità erano ridotte. Adesso la società umana produce realtà più complesse. Anche avendo molte “orecchie” sensibili, è difficile “ascoltare” affanni avvolti nella compostezza e nel riserbo. La domanda però è d’obbligo: come possono i più forti esercitare il rispetto verso la moltitudine di quelli che sono destinati a rimanere deboli?
***
L’IMMAGINARIO mediatico offre ben altro, in ogni ora, anche nei TG, fino a ieri un concentrato di politica e di negatività. Adesso c’è il gossip, circola un chiacchiericcio diffuso anche nei telegiornali. L’imperativo esteso è “consumare subito”, come i bigné alla crema, così da non pensare troppo alle difficoltà, a chi non ce la fa più e deve cessare la propria attività. I giornali italiani hanno dedicato paginate a Sanremo, al televoto, alla Clerici che s’è conciata come “un Ferrero Rocher gigante, impalpabile come un paracarro”, per dirla con il critico TV Aldo Grasso o una “burrata mammellosa” secondo Michele Fazioli. E chissenefrega della liquidità che manca e della necessità di elaborare strategie di cambiamento?
***
TITOLI smisurati per il Principe e Pupo che cantano il nuovo inno d’Italia, per le manette mimate da Mourinho a San Siro, per l’Isola dei famosi. Titoli anoressici, su una colonna, per un povero imprenditore del già ricco Nordest, che non riesce più a pagare gli stipendi ai suoi 20 dipendenti e si mette una corda al collo. Ha deciso di sacrificare la sua estrema risorsa, la vita, non reggendo all’onta del fallimento. Ci metti anni a costruire un’immagine di serietà, un niente può distruggertela ed è quel niente che ti travolge.
L’UOMO contemporaneo è stato paragonato a un grande albero, cui sono state tagliate le radici: ci stiamo addormentando nell’illusione che la vita sia solo intrattenimento e consumo. Poi si scopri di colpo che c’è gente così legata al senso e alla tradizione dell’onore da impiccarsi.
***
CHE COS’È più blasfemo? Non accorgersi di queste solitudini mortali che ci circondano o una vignetta che raffigura Gesù con sigaretta e birra fra le mani? Per una simile immagine, in India si sono scatenati violenti scontri. Si può fare una guerra simile in nome di Cristo? Le parole più sensate le ha pronunciate il vescovo di Jalandhar, che ha ricordato ai suoi fedeli il “messaggio d’amore e di pace di Gesù”. Da noi il nome Jesus è finito sopra jeans e short. Una griffe per l’ostentazione di glutei. La coerenza è gradita, lo sdegno variabile, ma la decenza dovrebbe essere obbligatoria.
Fonte
Caro Diario,
sono in molti ad avvertire sensazioni di inadeguatezza in questo tempo. In passato le necessità erano ridotte. Adesso la società umana produce realtà più complesse. Anche avendo molte “orecchie” sensibili, è difficile “ascoltare” affanni avvolti nella compostezza e nel riserbo. La domanda però è d’obbligo: come possono i più forti esercitare il rispetto verso la moltitudine di quelli che sono destinati a rimanere deboli?
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L’IMMAGINARIO mediatico offre ben altro, in ogni ora, anche nei TG, fino a ieri un concentrato di politica e di negatività. Adesso c’è il gossip, circola un chiacchiericcio diffuso anche nei telegiornali. L’imperativo esteso è “consumare subito”, come i bigné alla crema, così da non pensare troppo alle difficoltà, a chi non ce la fa più e deve cessare la propria attività. I giornali italiani hanno dedicato paginate a Sanremo, al televoto, alla Clerici che s’è conciata come “un Ferrero Rocher gigante, impalpabile come un paracarro”, per dirla con il critico TV Aldo Grasso o una “burrata mammellosa” secondo Michele Fazioli. E chissenefrega della liquidità che manca e della necessità di elaborare strategie di cambiamento?
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TITOLI smisurati per il Principe e Pupo che cantano il nuovo inno d’Italia, per le manette mimate da Mourinho a San Siro, per l’Isola dei famosi. Titoli anoressici, su una colonna, per un povero imprenditore del già ricco Nordest, che non riesce più a pagare gli stipendi ai suoi 20 dipendenti e si mette una corda al collo. Ha deciso di sacrificare la sua estrema risorsa, la vita, non reggendo all’onta del fallimento. Ci metti anni a costruire un’immagine di serietà, un niente può distruggertela ed è quel niente che ti travolge.
L’UOMO contemporaneo è stato paragonato a un grande albero, cui sono state tagliate le radici: ci stiamo addormentando nell’illusione che la vita sia solo intrattenimento e consumo. Poi si scopri di colpo che c’è gente così legata al senso e alla tradizione dell’onore da impiccarsi.
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CHE COS’È più blasfemo? Non accorgersi di queste solitudini mortali che ci circondano o una vignetta che raffigura Gesù con sigaretta e birra fra le mani? Per una simile immagine, in India si sono scatenati violenti scontri. Si può fare una guerra simile in nome di Cristo? Le parole più sensate le ha pronunciate il vescovo di Jalandhar, che ha ricordato ai suoi fedeli il “messaggio d’amore e di pace di Gesù”. Da noi il nome Jesus è finito sopra jeans e short. Una griffe per l’ostentazione di glutei. La coerenza è gradita, lo sdegno variabile, ma la decenza dovrebbe essere obbligatoria.
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