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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 25 febbraio 2010

POVERA CASTA di Andrea Fabozzi

La casta è nuda e non perché si fa sorprendere dalle intercettazioni negli spogliatoi dei centri benessere. O perché vende la sua funzione pubblica per qualche favore sessuale. La casta è nuda perché si fa maltrattare da imprenditori di primo ma anche di ultimo livello che ne determina le fortune e poi la richiama all’ordine. Maltrattare o blandire, è lo stesso meccanismo di controllo ed è l’opposto di quanto veniva allo scoperto diciotto anni fa quando esplodeva la Tangentopoli originaria.
Ecco una differenza. Non nuovissima peraltro. Nel dimenticato scandalo Global service
esploso a Napoli un anno e mezzo fa facemmo la conoscenza di un imprenditore in affari con la pubblica amministrazione - Rosario Romeo - ricercatissimo dai politici e in grado di promuovere la carriera dei consiglieri comunali con diversi leader nazionali. Di fronte aimagistrati di Mani pulite, invece, tremuli imprenditori raccontavano di essere ricattati dai politici che imponevano una percentuale fissa per le tangenti. E i magistrati introducevano il concetto di corruzione ambientale che in qualche modo comprendeva quei comportamenti. Compiuta che fu la crisi di quel sistema politico anche grazie al primo furore anti casta, il risultato fu la promozione al governo di un imprenditore che in quel sistema di collusioni era cresciuto. Nella sostanza il livello di corruzione diffusa e il rapporto illegale
tra impresa e politica a tutti i livelli è cambiato poco, per quanto adesso Montezemolo faccia la morale.
Parlamentari e consiglieri comprati col vizio, con cinquemila euro in un pacchetto di sigarette, con un pranzo di aragoste possono essere la conferma della debolezza della politica. Oil racconto vivido del paese reale quando si dirada la nebbia delle discussioni infinite sulle leggi ad personam. Il crollo della morale pubblica lungo il precipizio del conflitto di interessi si comprende meglio in questa luce. È la chiave che apre tutte le porte alla borghesia mafiosa, alle imprese senza legge e ai politici corrotti. Questi ultimi in coda alla lista. I controlli non funzionano, i controllori sono sotto schiaffo e, quando serve, il criterio dell’emergenza travolge le ultime resistenze.
Non sarà un caso che gli ostacoli naturali di questo sistema di governo della cosa pubblica - la separazione dei poteri, le autorità di garanzia - siano da tempo nel mirino della maggioranza che segue il presidente del Consiglio. L’emergenza è una riforma costituzionale per decreto che paralizza i poteri terzi. A questo punto cercare di metterli in sicurezza è probabilmente più utile che bastonare la casta nel suo insieme, colpire il Palazzo come indistinta sede del malaffare. Visto l’esito della prima ondata moralizzatrice una maggiore attenzione a distinguere tra pupari e
pupi sarebbe consigliabile. Sarà un problema che la casta gonfi i suoi rimborsi pesa. Che si comporti da pedina nelle trame criminali e nelle truffe milionarie è molto peggio.


Fonte articolo e vignetta: 'Il Manifesto'

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