
Non stupisce che anche questa volta le testimonianze parlino di un accanimento particolare nei pestaggi, con scene simili a quelle di Genova 2001: l’uso feroce dei manganelli, la gente a terra malmenata da grappoli di agenti inferociti, la caccia all’uomo anche quando gli assembramenti erano sciolti, complice l’oscurità e l’assenza di giornalisti. Risultato: un giovane in gravissime condizioni per un trauma cranico con emorragia, una donna di Villarfocchiardo con fratture plurime al volto e alle costole e sospette lesioni interne, decine di feriti curati dai medici in valle per timore dell’arresto in ospedale.
Il tutto per realizzare un’impresa inutile, futile se non truffaldina come ben sa chiunque si sia occupato da vicino della cosa: un carotaggio dal puro significato simbolico, in un terreno geologicamente già ben conosciuto e analizzato, fatto con l’unico scopo di mostrare burocraticamente a Bruxelles che qui si «fa qualcosa» e raccattare con un espediente i fondi europei stanziati. Un dispendio di denaro pubblico per intercettare flussi finanziari da redistribuire nella rete delle imprese e dei professionisti coinvolti in attività prive di utilità reale.
C’erano, dunque, in un «punto solo» – nello spazio sintetico di un episodio – un po’ tutti gli ingredienti della crisi italiana. Di questo lungo, strisciante 8 settembre
della repubblica, senza Alleati e senza partigiani, in cui tutto sembra «andare giù» nel fragore del gossip e nell’impotenza delle azioni. C’era l’arroganza cieca di un potere logoro ma ancora capace di far male. C’era il ritorno arrogante, preponente, del nostro passato prossimo non risolto né emendato: la vergogna cruenta di quel G8 genovese, incrociata e sovrapposta alla vergogna sordida del mancato G8 sardo, l’uno all’insegna delle torture (impunite) della Diaz e di Bolzaneto, l’altro delle escort del Centro massaggi romano… C’era, infine – a far da capro espiatorio e a testimoniare un residuo di dignità – la solitudine politica di un pezzo di «popolo» che comunque resiste alla logica che ci ha portati fin qui. E non accetta la riduzione della propria comunità amerce da svendere emettere a profitto.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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