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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 7 febbraio 2010

DE MAGISTRIS · Idv perno della sinistra-centro - «La democrazia interna è tutta un’altra cosa» di Sara Menafra

Luigi De Magistris non è uomo da farsi imporre le scelte con gli applausi. Lo ripete, non gli piace la forzatura sulla Campania. E anche se non ha voluto candidarsi a guidare l’Idv, sul destino del partito ha idee ben diverse dal fondatore.
De Luca è stato acclamato dall’assemblea. La scelta in Campania ormai
è cosa fatta.

E’ una cosa mai vista in politica. A me piace l’Italia dei valori che sa stare col popolo viola, che applaude Vendola e la sua storia. Non mi piace l’incoronazione di un imputato in vicende gravi, con la promessa che si dimetterà semmai tra dieci anni
quando la sentenza arriverà in Cassazione.
Di Pietro aveva annunciato che la decisione sarebbe stata presa dall’assemblea.
Capisco la sua posizione, la posso anche condividere. Da leader del partito si è trovato di fronte ad una situazione difficile, il Pd ha detto «questo è il nostro candidato», noi abbiamo proposto delle alternative, ma non c’è stato nulla da fare. Avevamo tre scelte possibili: o andare da soli, o appoggiare De Luca o fare un accordo con le altre forze della sinistra per un candidato nostro. Quest’ultima secondo me era la soluzione migliore, potevamo provarci. Capisco che Di Pietro abbia preso una decisione diversa, ma non sono d’accordo. Eppoi chissa, se un segnale di rottura fosse arrivato dalla nostra parte, magari si sarebbe avverato un sogno. Potevamo addirittura vincere, con un candidato della società civile.
Il candidato perfetto era lei. Che però ha rifiutato.
L’avrei fatto, se non avessi avuto l’incarico di parlamentare europeo e presidente di commissione. Sto facendo una cosa importante anche per l’Italia ed essere coerenti è importante: io ho fatto una campagna elettorale su questi temi, ho iniziato a lavorare da poco. Che faccio, dopo sei mesi dico «arrivederci, mi devo candidare in Campania»? Eppoi, sono contro i leaderisimi. Ma allo stesso modo ribadisco il no a De Luca. Sono una persona coerente, non cambio idea perché c’è la realpolitik.
E’ possibile un processo democratico nell’Italia dei valori?
Credo che il processo democratico sia già cominciato, aspetto l’intervento conclusivo di Di Pietro per fare le mie valutazioni. Certo, è un partito che deve crescere molto sul tema del rispetto delle minoranze e sulla scelta di una classe dirigente che non sia solo pacchetti di tessere. L’Italia dei valori dovrebbe essere un partito aperto, che forma la classe dirigente con le primarie, con la rete, col popolo viola. Poi anche col tesseramento, per carità. Ma non vorrei che ci trasformassimo in un partito chiuso, che non dialoga più con la società civile.
La mozione di Pancho Pardi denuncia candidature di stampo familista anche alle prossime regionali.
Ci sono diverse cose che non vanno a livello locale. Il partito deve crescere senza opacità. Per questo la vicenda dell’incoronazione di De Luca non è una buona pagina per l’Italia dei valori. E’ venuto qui a darci la sua versione da imputato. Io lo rispetto, lo comprendo persino, ma non è cosi che si sceglie la classe dirigente che
deve guidarci. Se Di Pietro ha scelto De Luca non c’è problema, ma non lo faccia venire qui a prendere gli applausi. Quella è una farsa. E infatti sono uscito dalla sala.
Di Pietro ha parlato di un rapporto privilegiato col Pd, che lascia il resto della sinistra in secondo piano. Lei è d’accordo?
Penso che possiamo lavorare bene, nell’ottica post ideologica che ha anche Di Pietro. L’ideologia del nostro partito deve essere la difesa e l’attuazione della Costituzione. Un tema capace di aggregare diverse sensibilità politiche e democratiche. Dal punto di vista delle alleanze e dell’azione politica, l’Italia dei valori può essere l’architrave di una nuova area politica che vede assieme l’Idv, la Federazione della sinistra, Sinistra e libertà, la rete, il movimento. Un nuovo soggetto che in Italia manca e che dialoga col Pd.
Liberale o di sinistra?
Di sinistra-centro. Il centro è occupato da Casini, Rutelli, l’Udc. L’Italia dei valori ha spazio se diventa il baricentro di uno schieramento molto ampio che in Campania avrebbe portato al venti per cento. Quando sei netto e chiaro sui programmi, aggreghi anche tra i moderati. Io, che sono uno di sinistra, in Calabria ho preso un sacco di voti dall’area moderata e dalla destra. Resta il dialogo con un’area veramente liberale, ben diversa dal liberalismo di Berlusconi.

Fonte articolo 'Il Manifesto'

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