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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 7 gennaio 2010

OTTO VITE BUTTATE VIA di Sandra Amurri

IL PILASTRO DELLA VERGOGNA: L’Aquila, la Casa dello Studente crollata perché mancava Alle famiglie delle vittime non restituita la caparra d’iscrizione




















Il dolore che cerca disperatamente sollievo nella giustizia per i propri figli seppelliti dalla furia del terremoto – che, come sempre, fa crollare solo ciò che non è stato costruito rispettando le norme – ha sempre lo stesso volto. È quello stampato nello sguardo straziato, nella voce muta dei genitori dei 23 bimbi della scuola Iovine di San Giuliano di Puglia. Ed è quello che grida giustizia dei familiari degli otto studenti morti nel crollo della Casa dello Studente de L’Aquila. Famiglie come alberi a cui sono stati troncati i rami più rigogliosi che tentano disperatamente di rinascere per dare senso alla vita: restituire giustizia ai propri figli. Marco Alviani, Luciana Capuano, Angela Cruciano, Francesco Esposito, Hussein Hamade, Luca Lunari, Alessio Di Simone e David Centofanti. Questi i loro nomi . Sulle loro tombe. I loro sogni sono stati soffocati per sempre dalla mancanza di un pilastro, dal sovraccarico del tetto su cui erano stati collocati pannelli solari, da muri fragili a causa di cemento scadente, scavati per far passare i tubi elettrici e del riscaldamento.
Nulla a che vedere con un errore umano. Non ci si dimentica di installare un pilastro. Non si tratta di una svista sovraccaricare un tetto senza verificarne la capacità di portata. È più probabile che un pilastro non lo si metta per risparmiare così come usare cemento scadente, con la speranza che l’edificio non crolli e sveli la vergogna. Qui di umano non c’è proprio nulla. Come il non aver restituito alle famiglie dei ragazzi morti la caparra di 500 euro per eventuali danni arrecati alla struttura, versata al momento dell’iscrizione alla Casa dello Studente. Eccolo lo Stato che mostra il volto della beffa. Un edificio che nel 2002 era stato ristrutturato – come scrivono oggi i periti incaricati dalla Procura della Repubblica – preferendo “lavori di cura estetico-funzionali mentre non sono mai stati rivolti ad assicurare una costruzione solida e rispondente alle norme”. L’estetica a danno della sicurezza. Parole da incidere a fuoco nella memoria. In quella Casa pulsavano sogni veri di ragazzi che dovevano superare tutti gli esami nei tempi dettati da quella borsa di studio, unico mezzo per potersi laureare. Ragazzi a cui non era dato scegliere l’università nonostante a tutto titolo appartenessero ai figli migliori di questo Paese. Quelli che a 18 anni non ricevono in regalo le chiavi di un fuoristrada ma conoscono già il senso del sacrificio e della forza di volontà come unico cammino possibile per arrivare.
Lo sapeva bene David Centofanti che viveva a Vasto con la madre e la sorella con la sola pensione di circa 500 euro del padre morto un anno prima. Il suo sogno era fare Ingegneria a Roma ma gli affitti erano proibitivi, così aveva scelto, si fa per dire, Ingegneria gestionale a L’Aquila dove era riuscito a entrare alla Casa dello Studente in cambio di vitto e alloggio gratuito. In quattro mesi aveva superato i tre esami più duri riuscendo a riconfermare i crediti e, dunque, la borsa di studio. “Mi sento vent’anni di meno” disse all’indomani di Analisi 2 alla zia Antonietta, oggi a capo del comitato familiari delle vittime. David di anni ne aveva appena 18. La stessa zia alla quale poco dopo la morte del padre aveva scritto su Facebook: “È un momento di depressione, riprenderò i miei impegni nei confronti di mia madre e di mia sorella. Speriamo che vadano bene gli esami. Voglio costruire la mia felicità”. Familiari che hanno rifiutato i funerali di Stato: “Ce li siamo portati a casa i nostri figli. Non abbiamo voluto che la sepoltura dei nostri ragazzi fosse “offerta” da chi era stato causa della loro morte”. Antonietta Centofanti, che tiene a bada l’emotività con la ragione, spiega bene come nessuno abbia mai nutrito alcun dubbio che il crollo fosse stato causato da criticità strutturali: “Il terremoto c’entra poco. E non si è trattato di un errore umano bensì di un metodo, quello di costruire senza regole: bello fuori e marcio dentro. Anche per questo abbiamo detto no alle lauree ad honerem consegnate dal presidente Berlusconi. I nostri ragazzi quella laurea se la sarebbero conquistata con le loro forze se solo li avessero lasciati vivere”. Mentre Hussein Hamade, Michelone come lo chiamavano tutti per via di quel metro e novanta di altezza, aveva lasciato la Galilea per sfuggire alle bombe : “Sono cresciuto con il loro rumore assordante” ripeteva spesso. Lo stesso che quella mattina all’alba ha preceduto il crollo.
Nessuna parola può raccontare il dolore che non trova pace di Maddalena, mamma di Luciana Capuano, 20 anni di San Giovanni Rotondo. Così come nessuna parola di conforto riesce a placare il pianto che si perde nei singhiozzi. “È un dolore immenso. La mia casa è buia anche quando al mattino entra il sole, anche quando la sera accendo la luce. La luce di questa casa era la mia Luciana che aveva un solo grande sogno fin da bambina, diventare medico e io ero di-sposta a qualunque sacrificio”. Una famiglia che vive con quello che porta a casa il marito di Maddalena che va a giornata e viene pagato solo quando lavora. “Luciana meritava ogni nostra rinuncia. Mamma ho studiato trecento pagine ce la farò a superare l’esame? Poi non l’ho più sentita. La incontro ogni giorno al cimitero ma non mi basta, non mi basta. Io ho fede. Come si fa ad augurare il male a chi me l’ha portata via ma il mio cuore è spezzato? Luciana era il fiore che annaffiavo ogni giorno con il mio amore”. Un fiore. Che non è stato reciso dalla furia della terra ma dalla malvagità di chi è condannato a vivere inseguendo a tutti i costi la vacuità della ricchezza e del potere. Un fiore, che assieme a tanti altri, rende ancora colorato e profumato questo nostro “sgangherato” Paese.

(articolo e foto tratti da 'Il Fatto Quotidiano')

3 commenti:

  1. giacoma_giacalone@hotmail.it7 gennaio 2010 alle ore 14:58

    penso si commenti da solo.....e bene! Resta il rammarico,il dolore e la verità che, ancora una volta,ferisce e sconvolge tutti coloro che credono nella legalità e nella correttezza!!!!!!

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  2. Brava Giacoma, questo articolo di Sandra Amurri mi ha fatto commuovere fino alle lacrime, si commenta da solo. Sono molto vicina alle mamma e ai papà che hanno perso i 'loro rami piu' belli' per l'INCURIA di chi invece doveva proteggerli per far si che fiorissero in tutto il loro splendore. La dignità di questi genitori che rifiutano i funerali di stato (ma quale stato) e le lauree ad honorem recapitate solo a favore di telecamere per un buonismo inaccettabile e soprattutto falso e ignobile, sono degni di tutto il mio rispetto e la mia stima.

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