Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 16 gennaio 2010
HAITI È LONTANA di Norma Rangeri
L’inferno di Haiti espelle dalle prime pagine la piaga dolente di Rosarno. Commuoversi per i neri dell’isola lontana, per tutti quei bambini senza più famiglia, non costa nulla. Daremo il nostro obolo, il premier in seconda, Guido Bertolaso, sbarcherà tra gli haitiani superstiti per portare aiuto e assistenza. Più complicato rendere concreta la solidarietà e l’impegno per i neri di casa nostra, per quel bambino lasciato in Africa dalla madre che raccoglie i nostri mandarini, o per i piccoli che nascono in Italia, prematuri e poveri. Rosarno è capitolo chiuso, fino al prossimo scontro tra neri e bianchi del belpaese.
Ma basta l’immagine di un ragazzo che resta laggiù, nel campo di arance, rischiando la vita per il colore della sua pelle, perché l’emozione e l’attenzione tornino, con quel volto, a illuminare la scena di un’Italia sfasciata dalla questione sociale più drammatica del momento. Ogni tanto la televisione fa il suo lavoro.
Di fronte ad alcuni milioni di cittadini italiani, Annozero ha mostrato lo sgombero razziale di qualche giorno fa e, subito dopo, la telecamera ha guardato le mani del ragazzo, segnate dal lavoro, come il suo stomaco: «Mangiamo arance, solo arance, tutto il giorno, da cinque giorni». Dice che non vuole guai, che ha bisogno di lavorare, saluta e torna tra gli alberi.
Il caleidoscopio di Rosarno spiega alla grande platea della tv le contraddizioni aspre di una convivenza incivile, con la giovane donna ferita dalle bastonate degli immigrati da un lato e dall’altro le scene di deportazione di lavoratori di pelle nera. «Voglio sparire da questo paese, non abbiamo casa, né soldi, né lavoro, né amore, non c’è niente»: poche parole per dire di una non-vita, per fotografare una deriva politica, un declino economico e sociale. Senza diritti, senza soldi, senza regole: loro i neri, e, a seguire, quelli di noi che restano arrampicati sui tetti o ancora vanno in piazza.
Un pezzo grande della nostra storia, e del nostro futuro, è nei campi di quei contadini impoveriti che usano gli africani per raccogliere i frutti a cinque centesimi al chilo. Gli uni e gli altri comandati dalle mafie che governano l’economia, e tengono in scacco la politica, non solo del mezzogiorno, con la regia mediatica e politica di una classe dirigente che gioca le leve del governo per lucrare consenso.
Si apre ora una campagna elettorale per le elezioni regionali. È di scena il territorio, sono in campo i servizi, la casa, la salute, il reddito, la convivenza nelle città. Il segretario del Pd è andato a Rosarno «perché i problemi vanno visti da vicino». E ha spiegato che al centro della prossima sfida al centrodestra ci sarà il lavoro. È una promessa impegnativa, seppure difficile da conciliare con la rincorsa, in Calabria, ai voti dell’onorevole Casini, con la brutta pagina pugliese, con la difficoltà di scommettere su Emma Bonino. Ma è anche una prova, tutta politica, per ritrovare gli anticorpi di un partito di sinistra.
Fonte articolo
Ma basta l’immagine di un ragazzo che resta laggiù, nel campo di arance, rischiando la vita per il colore della sua pelle, perché l’emozione e l’attenzione tornino, con quel volto, a illuminare la scena di un’Italia sfasciata dalla questione sociale più drammatica del momento. Ogni tanto la televisione fa il suo lavoro.
Di fronte ad alcuni milioni di cittadini italiani, Annozero ha mostrato lo sgombero razziale di qualche giorno fa e, subito dopo, la telecamera ha guardato le mani del ragazzo, segnate dal lavoro, come il suo stomaco: «Mangiamo arance, solo arance, tutto il giorno, da cinque giorni». Dice che non vuole guai, che ha bisogno di lavorare, saluta e torna tra gli alberi.
Il caleidoscopio di Rosarno spiega alla grande platea della tv le contraddizioni aspre di una convivenza incivile, con la giovane donna ferita dalle bastonate degli immigrati da un lato e dall’altro le scene di deportazione di lavoratori di pelle nera. «Voglio sparire da questo paese, non abbiamo casa, né soldi, né lavoro, né amore, non c’è niente»: poche parole per dire di una non-vita, per fotografare una deriva politica, un declino economico e sociale. Senza diritti, senza soldi, senza regole: loro i neri, e, a seguire, quelli di noi che restano arrampicati sui tetti o ancora vanno in piazza.
Un pezzo grande della nostra storia, e del nostro futuro, è nei campi di quei contadini impoveriti che usano gli africani per raccogliere i frutti a cinque centesimi al chilo. Gli uni e gli altri comandati dalle mafie che governano l’economia, e tengono in scacco la politica, non solo del mezzogiorno, con la regia mediatica e politica di una classe dirigente che gioca le leve del governo per lucrare consenso.
Si apre ora una campagna elettorale per le elezioni regionali. È di scena il territorio, sono in campo i servizi, la casa, la salute, il reddito, la convivenza nelle città. Il segretario del Pd è andato a Rosarno «perché i problemi vanno visti da vicino». E ha spiegato che al centro della prossima sfida al centrodestra ci sarà il lavoro. È una promessa impegnativa, seppure difficile da conciliare con la rincorsa, in Calabria, ai voti dell’onorevole Casini, con la brutta pagina pugliese, con la difficoltà di scommettere su Emma Bonino. Ma è anche una prova, tutta politica, per ritrovare gli anticorpi di un partito di sinistra.
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sono proprio disgustata......è un inferno.....
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