Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 18 novembre 2009
PROVA GENERALE di Norma Rangeri
Tenere unito un partito nato sul predellino è più difficile del previsto, e la tentazione di scioglierlo nel bagno di folla (elettorale) guadagna terreno. Nonostante la corazza dei ventotto voti di fiducia, l’ultimo ieri sul decreto che privatizza i servizi di erogazione dell’acqua, il governo traballa, come un pugile suonato dalle divisioni della sua maggioranza. Con il minaccioso aut-aut pronunciato dal presidente del senato, «se viene meno la compattezza della maggioranza e non si rispetta il patto elettorale non possono che esserci nuove elezioni», aumenta l’intensità delle scosse. Spetterebbe al presidente della repubblica decidere come risolvere una eventuale crisi politica. Schifani lo sa, ma il suo strappo alle regole istituzionali risponde al braccio di ferro in corso nel centrodestra. Far saltare il tavolo per riportare all’ordine la fronda interna e così mettere fine allo spettacolo del «bordello», metafora usata dal coordinatore Verdini. Oppure si va a elezioni anticipate. Non è una gag il botta e risposta a distanza tra due ex esponenti di An, Bocchino e Gasparri, il primo tentato dal votare una mozione di sfiducia dell’opposizione al sottosegretario Cosentino, l’altro disposto a difenderlo fino all’ultimo. È la fotografia di uno stato maggiore allo sbaraglio su un’agenda politica ormai diventata un campominato (dal testamento biologico alla legge finanziaria). La bocciatura del lodo Alfano ha scoperto il tallone di Berlusconi alimentando l’escalation contro la magistratura. Da Palermo a Milano, il capo del governo è assediato dagli incubi di nuovi procedimenti penali, quando ormai si sono ridotti i margini di mediazione sulla giustizia e il processo breve ha la forma di un boomerang. Ossessionato dal tradimento degli alleati (il voto di fiducia di ieri era contro la Lega), e dal fantasma di Bettino Craxi del ’93, Berlusconi torna al complotto, al «progetto eversivo contro di me per mettere al mio posto una persona non eletta», come denunciava all’inizio dell’estate, quando sembrava, agli editorialisti dell’inciucio, la sparata di un papi su di giri. Se alla fine la minaccia elettorale dell’imperatore riporterà l’ordine, o, al contrario, i feudatari decideranno di togliergli la corona, non cambierà la sostanza di un sistema politico-istituzionale in fibrillazione, con una campagna elettorale per le regionali alle porte.Di fronte Berlusconi ha un paese non rassegnato, che reagisce alla crisi con la voglia di scendere in piazza e un’opposizione spinta, ci aspetteremmo, a risollevarsi dalle sconfitte per ritrovare le ragioni di un’alleanza. Le elezioni politiche anticipate sarebbero una prova del fuoco e il no B-Day rischia di assumere il significato di una prova generale.
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