Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 25 novembre 2009
Oggi, Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
IL PROCESSO BREVE COLPISCE ANCHE LE DONNE CHE DENUNCIANO REATI TRA LE MURA DOMESTICHE.
Maltrattamenti in famiglia: ora F. rischia di non avere giustiziadi Elisa Battistini
“Ho 41 anni e da poco sono uscita da una situazione di maltrattamento famigliare durato molto tempo. Alcuni mesi fa ho denunciato quello che è stato per dieci anni il mio compagno. Subire violenza può capitare a tutte le donne, ma è difficile venirne fuori”. La testimonianza di F. parla di una situazione molto diffusa: i maltrattamenti nell’ambito domestico. Oggi, Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, è importante ricordare che le violenze famigliari rappresentano il 75% dei casi. Ma è ancor più tristemente interessante sapere che, se il Ddl sul processo breve resterà com’è, F. rischia di non ottenere giustizia. Quando F. ha trovato il coraggio di denunciare il compagno, infatti, lo ha fatto per maltrattamenti. Un reato che il processo breve include tra quelli da estinguere velocemente. Sono esclusi dal provvedimento la violenza sessuale e lo stalking, ma non il maltrattamento famigliare che, però, cela spesso uno stupro.
Nella situazione di F. ci sono migliaia di donne. Solo nel 2008 i Centri della Dire (Donne in rete contro la violenza) hanno accolto 11.800 donne che hanno denunciato maltrattamenti fisici e psicologici. Ma, secondo i dati Istat, sono ben 3 milioni le donne italiane ad aver subito una violenza all’interno della propria relazione. Quella di F. è purtroppo una storia paradigmatica. “Quando l’ho conosciuto – dice riferendosi al compagno – ho smesso di lavorare per dedicarmi a due figli. Lavoravo per uno studio professionale privato che mi chiedeva un grandissimo impegno. Lui però un po’ alla volta cominciò a cambiare. Aveva scatti di nervi, prendeva a calci i mobili di casa, dava i pugni nel muro. Se mi avvicinavo per calmarlo mi spingeva via. Poi, dai mobili è passato a me. In principio insulti, denigrazioni ed umiliazioni. Poi pugni, schiaffi, calci, tirate di capelli”. E a tutto questo, seguiva puntualmente la richiesta di rapporti sessuali “per fare la pace”, come diceva l’uomo. F. ha impiegato molto tempo per reagire. E come spiega Nadia Somma dell’associazione Demetra-Donne in aiuto, forse la sua denuncia a questo punto è vana: “Il Ddl sul processo breve esclude la violenza sessuale ma non il caso di un marito che rompe un arto alla moglie: nell’ottica del legislatore, questo non è un reato che crea allarme sociale. Purtroppo è un errore madornale, frutto di miopia. La maggioranza delle donne che vengono stuprate tra le mura domestiche denunciano i maltrattamenti e non lo stupro” . Difficile capire perchè. “Le cause di questa scelta sono di ordine squisitamente psicologico, la vergogna è l’elemento determinante. É un errore pensare che una donna che subisce violenza sessuale in casa ragioni in termini pragmatici o giuridici. Ragiona in termini emotivi. Pur di non tornare sull’accaduto durante un dibattimento farebbe di tutto. Il suo obbiettivo è interrompere la relazione e avere giustizia. Perciò è assurdo non capire che anche i maltrattamenti famigliari devono essere esclusi della prescrizione veloce. Dietro i maltrattamenti c’è sempre la violenza sessuale”. In ogni caso, stupro o meno, è inquietante che lo stalking sia considerato un reato più grave delle botte di un marito alla moglie. “È un segnale grave. Implicitamente sembra dire che un marito ha una potestà speciale sulla moglie rispetto a un estraneo. In un paese in cui il delitto d'onore è stato abolito nel 1981 e moltissimi uomini sono ancora impregnati di un senso di onnipotenza sulle donne, bisogna far di tutto affinchè l’atteggiamento cambi”. Ma non è così e centinaia di processi, con la nuova legge sulla giustizia, sarebbero a rischio prescrizione. “Con un impatto – aggiunge Nadia Somma – molto negativo sia sulle donne che subiscono violenza che sugli uomini consapevoli che, molto probabilmente, non verranno puniti”. La penalista Elena Coccia, esperta di diritto di famiglia, conferma che la maggioranza delle denunce e dei processi che riguardano le violenze in famiglia sono relativi a maltrattamenti. “Cito il caso – dice – di un professionista affermato che per anni ha chiuso in casa la moglie quando andava a lavorare perchè era geloso. Alla fine la moglie lo ha denunciato e il processo, attualmente in corso, rischia di essere cancellato”.
O come nel caso di F. che per anni si è tenuta tutto dentro. “Non lo dicevo neppure ai miei genitori. Alla fine, però, dopo l’ennesima aggressione l’ho denunciato per maltrattamenti. Non ho desideri di vendetta nei suoi confronti, ma di giustizia sì”. Speriamo che non le sia negata.
Fonte articolo
Maltrattamenti in famiglia: ora F. rischia di non avere giustiziadi Elisa Battistini
“Ho 41 anni e da poco sono uscita da una situazione di maltrattamento famigliare durato molto tempo. Alcuni mesi fa ho denunciato quello che è stato per dieci anni il mio compagno. Subire violenza può capitare a tutte le donne, ma è difficile venirne fuori”. La testimonianza di F. parla di una situazione molto diffusa: i maltrattamenti nell’ambito domestico. Oggi, Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, è importante ricordare che le violenze famigliari rappresentano il 75% dei casi. Ma è ancor più tristemente interessante sapere che, se il Ddl sul processo breve resterà com’è, F. rischia di non ottenere giustizia. Quando F. ha trovato il coraggio di denunciare il compagno, infatti, lo ha fatto per maltrattamenti. Un reato che il processo breve include tra quelli da estinguere velocemente. Sono esclusi dal provvedimento la violenza sessuale e lo stalking, ma non il maltrattamento famigliare che, però, cela spesso uno stupro.
Nella situazione di F. ci sono migliaia di donne. Solo nel 2008 i Centri della Dire (Donne in rete contro la violenza) hanno accolto 11.800 donne che hanno denunciato maltrattamenti fisici e psicologici. Ma, secondo i dati Istat, sono ben 3 milioni le donne italiane ad aver subito una violenza all’interno della propria relazione. Quella di F. è purtroppo una storia paradigmatica. “Quando l’ho conosciuto – dice riferendosi al compagno – ho smesso di lavorare per dedicarmi a due figli. Lavoravo per uno studio professionale privato che mi chiedeva un grandissimo impegno. Lui però un po’ alla volta cominciò a cambiare. Aveva scatti di nervi, prendeva a calci i mobili di casa, dava i pugni nel muro. Se mi avvicinavo per calmarlo mi spingeva via. Poi, dai mobili è passato a me. In principio insulti, denigrazioni ed umiliazioni. Poi pugni, schiaffi, calci, tirate di capelli”. E a tutto questo, seguiva puntualmente la richiesta di rapporti sessuali “per fare la pace”, come diceva l’uomo. F. ha impiegato molto tempo per reagire. E come spiega Nadia Somma dell’associazione Demetra-Donne in aiuto, forse la sua denuncia a questo punto è vana: “Il Ddl sul processo breve esclude la violenza sessuale ma non il caso di un marito che rompe un arto alla moglie: nell’ottica del legislatore, questo non è un reato che crea allarme sociale. Purtroppo è un errore madornale, frutto di miopia. La maggioranza delle donne che vengono stuprate tra le mura domestiche denunciano i maltrattamenti e non lo stupro” . Difficile capire perchè. “Le cause di questa scelta sono di ordine squisitamente psicologico, la vergogna è l’elemento determinante. É un errore pensare che una donna che subisce violenza sessuale in casa ragioni in termini pragmatici o giuridici. Ragiona in termini emotivi. Pur di non tornare sull’accaduto durante un dibattimento farebbe di tutto. Il suo obbiettivo è interrompere la relazione e avere giustizia. Perciò è assurdo non capire che anche i maltrattamenti famigliari devono essere esclusi della prescrizione veloce. Dietro i maltrattamenti c’è sempre la violenza sessuale”. In ogni caso, stupro o meno, è inquietante che lo stalking sia considerato un reato più grave delle botte di un marito alla moglie. “È un segnale grave. Implicitamente sembra dire che un marito ha una potestà speciale sulla moglie rispetto a un estraneo. In un paese in cui il delitto d'onore è stato abolito nel 1981 e moltissimi uomini sono ancora impregnati di un senso di onnipotenza sulle donne, bisogna far di tutto affinchè l’atteggiamento cambi”. Ma non è così e centinaia di processi, con la nuova legge sulla giustizia, sarebbero a rischio prescrizione. “Con un impatto – aggiunge Nadia Somma – molto negativo sia sulle donne che subiscono violenza che sugli uomini consapevoli che, molto probabilmente, non verranno puniti”. La penalista Elena Coccia, esperta di diritto di famiglia, conferma che la maggioranza delle denunce e dei processi che riguardano le violenze in famiglia sono relativi a maltrattamenti. “Cito il caso – dice – di un professionista affermato che per anni ha chiuso in casa la moglie quando andava a lavorare perchè era geloso. Alla fine la moglie lo ha denunciato e il processo, attualmente in corso, rischia di essere cancellato”.
O come nel caso di F. che per anni si è tenuta tutto dentro. “Non lo dicevo neppure ai miei genitori. Alla fine, però, dopo l’ennesima aggressione l’ho denunciato per maltrattamenti. Non ho desideri di vendetta nei suoi confronti, ma di giustizia sì”. Speriamo che non le sia negata.
Fonte articolo
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