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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 9 novembre 2009

Caso Marrazzo, la versione di Natalie il trans del video.

II giorno 24 ottobre 2009, alle ore 13.23, in Roma, negli Uffici del Raggruppamento operativo speciale carabinieri, è presente Vidal Silva José Alexandre:

Il mio nome d’arte è Natalia e non Natalì. Confermo che ieri sera ho parlato con una giornalista donna che è venuta presso l’abitazione di via Gradoli, poco prima di voi. (...)

Domanda: Hai mai subìto controlli da parte dei carabinieri?

Risposta: In una circostanza, probabilmente, a mia memoria a fine giugno, tra le 15 e le 17, ma non posso essere più precisa, in cui ero a casa con Piero – così io lo chiamo –, sono venuti due carabinieri in borghese, ossia Carlo e quello bellino di cui vi ho parlato questa notte, quando non ho voluto verbalizzare le mie dichiarazioni. In quell’occasione, eravamo insieme in intimità, quando hanno suonato al campanello. Io ho aperto senza guardare lo spioncino, perché credevo fosse una mia amica. Mi sono trovato davanti i due carabinieri, in borghese, che mi hanno mostrato il tesserino. Carlo ha chiesto se stavo con qualcuno. Io gli rispondevo negativamente. Loro sono entrati, dicendo che alcuni amici miei gli avevano riferito che io avevo un cliente che gli interessava molto vederlo. Quindi, in camera da letto, hanno visto Piero in mutande (bianche). Carlo, quindi, mi obbligava ad uscire nel balcone e andava con l’altro carabiniere in camera da Ietto a parlare con Piero. Io non ho quindi sentito quello che si sono detti. Sono stati a parlare circa 20 minuti mentre io ero sempre costretta a stare fuori in balcone. Loro, infatti, avevano chiuso la finestra, in modo tale che io non potessi né tentare di entrare, né tantomeno ascoltare la conversazione. Come detto, dopo venti minuti, mi facevano rientrare. I due carabinieri, pertanto, alla mia presenza, minacciavano Piero, dicendogli che se lo avessero portato in caserma perché stava con un transessuale, gli avrebbero rovinato la carriera.
Io pregavo Carlo di non portare Piero in caserma ma di portare me, perché altrimenti lo avrebbero rovinato. A quel punto Carlo mi obbligava ancora una volta ad uscire in balcone, chiudendo anche in questa circostanza la porta dello stesso. Vedevo che i due carabinieri continuavano a parlare con Piero che sembrava molto imbarazzato e nervoso. Dopo al massimo 5 minuti mi hanno consentito di rientrare dentro e io ho sentito che Carlo voleva 50 mila euro per lui e 50 mila euro per l’altro carabiniere. Volevano i soldi subito. Ma Piero non li aveva. A quel punto Carlo si rivolgeva all’altro carabiniere e gli diceva di andare fuori e di chiamare Nicola. Quindi il carabiniere giovane usciva per pochi minuti e quando rientrava scuoteva la testa, ma non so cosa significasse. Carlo, quindi, chiedeva a Piero il numero del cellulare, ma Piero gli dava quello dell’ufficio. I due carabinieri volevano un appuntamento per ricevere i soldi. Dopo che i due carabinieri se ne sono andati, Piero mi ha confidato che i predetti gli avevano rubato oltre 2 mila euro dal portafoglio. Non so se hanno preso altro. Volevano portare via anche il mio computer ma alla fine hanno desistito, perché li ho minacciati di chiamare la polizia. Piero, dopo circa 5-10 minuti, se ne è andato. Era molto agitato e preoccupato.
Prima di terminare la spiegazione di questo evento voglio ribadire che quando sono venuti da me i due carabinieri e hanno sorpreso Piero non c’era droga. Ribadisco che durante le circostanze che Piero è venuto a casa mia nessuno ha girato alcun video. Non posso però dirvi se Carlo e l’altro carabiniere abbiano ripreso qualcosa, ossia abbiano girato il video nel momento in cui (per la prima volta – quella durata oltre 20 minuti) mi hanno chiuso fuori, perché fecero in modo di chiudere anche le tende. Mai Piero ha portato cocaina con lui e mai io gliela ho data.
Domanda: Come raggiungeva la sua abitazione il sig. Marrazzo?
Risposta: Non posso fornirvi indicazioni al riguardo, poiché lui quando veniva, suonava il campanello ed entrava. Non l’ho mai visto con alcuna macchina, né se fosse accompagnato da qualcuno.
Domanda: Ha subìto altre rapine da parte di carabinieri?
Risposta: L’unica volta che i due carabinieri sono venuti a casa mia è stata quella che vi ho descritto. Tuttavia, sono molto noti nelI’ambiente dei trans, perché soliti entrare nelle case e rubare tutti i soldi e oggetti di valore. Ad una mia amica (transessuale), di nome Raquel che abita in via dei Due Ponti 150, da quanto da lei riferitomi, hanno rapinato 1.600 euro in contanti, un computer e tanti profumi di marca.
Domanda: Conosce il sig. Cafasso Gianguarino?
Risposta: Non credo di conoscerlo, avrei bisogno di vederlo in foto, ma tale nome non mi dice niente.
Domanda: Conosce Rino?
Risposta: Rino sì, lo conosco di nome, perché si dice, nell’ambiente, che portasse droga ai trans. So che è morto, sempre per averlo appreso nell’ambiente. Non so dirvi se Rino di cui ho sentito dire in questi termini sia Cafasso Gianguarino.
Secondo verbale del giorno 27 ottobre 2009
L’ultima volta che Marrazzo è venuto da me, i primi di luglio, dopo circa un quarto d’ora che lui era arrivato, sentii bussare con forza sulla porta. Pensai che potesse essere una mia amica con la quale avevo concordato di andare in lavanderia prima della telefonata di Marrazzo, ma poi sentii gridare: “Carabinieri”. Aprii ed entrarono due persone. In casa eravamo solo io e Marrazzo. I due dissero di essere carabinieri e chiesero dov’era l’altro trans, perché sapevano che era in corso una festa con due trans, ma io dissi che non c’era nessun altro. Mi chiusero sul balcone, da dove io non riuscivo a vedere che cosa succedeva all’interno dell’appartamento. In casa non c’era droga, né Marrazzo aveva portato droga. Escludo di aver visto un piatto con della polvere bianca sul tavolo. Sul tavolo io ho visto solo i soldi che Marrazzo ci aveva appoggiato sopra. Io posseggo dei piatti di colore bianco con sul bordo dei disegni di colore rosso, blu e marrone. I carabinieri sono entrati in tutti i locali della casa, compresi la camera da letto e il bagno. Quando i due uomini sono andati via, il denaro che Marrazzo aveva appoggiato sul tavolo non c’era più. In casa mia non ho trovato piatti diversi da quelli miei. Prima di andarsene i due uomini volevano prendersi il mio computer, ma io ho detto che non potevano farlo e che avrei chiamato la polizia.
Poco prima di andare via, uno dei carabinieri, quello alto, ha detto all’altro “vai a chiamare Nicola” o “vai a parlare con Nicola”, e ha dato all’altro un cellulare che teneva in mano fin dal momento in cui era entrato in casa mia. L’uomo più basso è uscito in quanto dentro casa mia il telefonino prende male. Quando è rientrato, l’uomo più basso ha fatto un gesto con la testa, ma io non so dire cosa significasse. Posso ancora riferire che il carabiniere più alto quando è entrato in casa mia aveva in mano un telefono cellulare anche se non stava parlando al telefono, e ha mantenuto il suo cellulare sempre in mano, consegnandolo all’altro quando, come sopra ho detto, quest’ultimo è uscito per parlare con Nicola o per chiamarlo.
Non so dire se i due carabinieri hanno fatto delle foto e delle riprese quando erano in casa mia. Circa quaranta minuti dopo questo fatto, Marrazzo mi ha chiamato dicendomi di andare a casa sua. Quando arrivai da lui, prima di entrare nel palazzo, c’era un uomo di vigilanza, come o anche più alto di me, che mi fece segno di entrare; preciso che quando arrivai, quest’uomo stava parlando al telefono. Una volta entrato in casa, Marrazzo, che era solo, mi disse che i carabinieri gli avevano portato via anche 2 mila o 2.200 euro che aveva nel portafogli e che era molto nervoso perché temeva che i due potessero fargli qualcosa di male.

Natalia vede il filmato
Riconosco le circostanze relative all’episodio dei primi di luglio, in cui sono intervenuti i carabinieri. Riconosco perfettamente casa mia. Le scene in cui si vedono me e Marrazzo sono state girate nei primi minuti, subito dopo che i carabinieri erano entrati, e prima che io fossi chiusa sul balcone. Prendo visione del piatto con dentro della polvere bianca, una cannuccia e un tesserino, e, lì vicino, del denaro. Il denaro è quello che Marrazzo aveva appoggiato proprio lì. Il piatto è uno di quelli di mia proprietà. Quanto alla polvere e alla cannuccia non li ho mai visti; non sono miei e non li ha portati Marrazzo. La polvere e la cannuccia non li ho mai neanche notati. Neanche il tesserino lo avevo mai visto. Prendo visione delle immagini in cui il denaro appare collocato vicino al televisore: non so dire come mai il denaro si trovi lì, perché quella mazzetta di denaro Marrazzo l’aveva lasciata sul tavolino. Dopo che i carabinieri e, in seguito, Marrazzo, se ne sono andati, io mi sono fatto una doccia, poi ho chiamato con il telefono fisso delle mie amiche. Dopo, come ho già detto, sono andata da Marrazzo, con un taxi che ho chiamato al 3570. Non sono sicura, ma mi pare che, prima di andare via, Marrazzo abbia fatto una telefonata al suo autista.

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