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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 12 settembre 2009

Il pm Ingroia: «Indagini delicate finalmente un attestato di fiducia» intervista di Sara Menafra

Il magistrato: sul premier no comment, noi andiamo avanti.

«Le parole del ministro ci confortano, e dirò anche che Dell’Utri ha ragione: ci vuole una commissione di inchiesta».

Procuratore aggiunto a Palermo, uno dei magistrati-simbolo dell’antimafia - cosa che lo pone periodicamente al centro delle polemiche contro le ’toghe rosse’ - il palermitano Antonio Ingroia è il pm con cui Ciancimino junior ha voluto parlare per l’ultima puntata delle sue rivelazioni sui rapporti tra mafia e politica nei primi anni ’90.

Dottor Ingroia, il ministro della giustizia Alfano è stato un po’ in silenzio. Ma poi ha detto che le inchieste sulla mafia devono andare avanti, confermando la fiducia nelle toghe.
Le parole del ministro ci confortano perché esprimono quella fiducia nella magistratura che su fatti così gravi e importanti servono per lavorare serenamente ee nel migliore dei modi.
Il ministro ha parlato dopo che il presidente
del consiglio aveva definito le nuove indagini sulle stragi di mafia ’folli’ e troppo dispendiose.

Mi limito a commentare quel che ha detto il ministro. Penso davvero che siano parole che danno un’attestazione di fiducia su indagini delicate. Non voglio fare commenti su altre dichiarazioni.
Il presidente del senato Schifani preferirebbe indagini dedicate alla mafia sul campo e non ai rapporti con la politica. Fini chiede ai politici di non dare l’impressione di voler nascondere qualcosa.
Come sopra.
Allora parliamo di Dell’Utri. Il senatore, già condannato in primo grado per mafia, dice però che sui mandanti delle stragi la magistratura ha fallito. E che bisognerebbe avviare una commissione parlamentare di inchiesta. Dice anche che c’è un complotto contro il premier. Che ne pensa?
Sulla commissione parlamentare penso che la politica stia facendo un passo avanti. Purché questo non costituisca una interferenza nei confronti delle indagini della magistratura, l’indagine parlamentare è un fatto positivo. L’abbiamo detto noi per anni e quindi siamo persino d’accordo con il senatore Dell’Utri. Sulle indagini, fallite o non fallite, non commento. Peraltro, da quello che si legge sui giornali, sembrerebbe che ci siano inchieste in corso. Parlare di fallimenti mi pare prematuro.
Ma lei come vive questa agitazione delle alte cariche dello stato nei confronti delle vostre inchieste?
Mi auguro che tutti gli inquirenti che stanno svolgendo le indagini in Italia e i magistrati giudicanti che dovranno decidere su processi altrettanto delicati ancora in corso, possano continuare il loro lavoro nel modo più sereno possibile.
Si può fare anche con un premier che vi da dei folli»?
L’Associazione nazionale magistrati ha preso una posizione condivido in pieno. Per questo la ringrazio.
La sua presenza nella redazione del Fatto, il nuovo giornale di Travaglio e Padellaro, ha suscitato polemiche.
I magistrati possono collaborare con i giornali. Almeno finché non diventerà vietato anche questo.
In ogni caso, la vostra inchiesta, le parole dei nuovi pentiti, suscitano molte aspettative.
Cerchiamo di fare il nostro dovere nel migliore deimodi. Appena ci saranno i risultati saranno presentati agli organismi competenti.

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