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martedì 29 settembre 2009
Annozero: il minculpop di Scajola e Romani contro la Corte Costituzionale di Cristina Matranga
Per informazione questa è la legge.
Il contratto di servizio della RAI non consente affatto al Governo di svolgere istruttorie sui contenuti di una trasmissione di informazione, né di chiederne ragione ai vertici della RAI, né di promuovere l’intervento dell’AGCOM. L’art. 39 del contratto fa salve le competenze delle altre istituzioni.
Anche di recente, con la sentenza n. 69 del 13 marzo 2009, relativa al caso Petroni, la Corte Costituzionale ha escluso qualsiasi possibilità di interferenza governativa sulla gestione editoriale della RAI ed ha affermato che la Commissione parlamentare di vigilanza ha il compito di mantenere gli amministratori della concessionaria al riparo da pressioni e condizionamenti.
Fermo restando che Santoro ha aperto la sua trasmissione a tutte le voci, va ricordato che nella stessa sentenza della Corte Costituzionale si legge: “l’imparzialità e l’obiettività dell’informazione possono essere garantite solo dal pluralismo delle fonti e degli orientamenti ideali, culturali e politici, nella difficoltà che le notizie ed i contenuti dei programmi siano, in sé e per sé, sempre e comunque obiettivi”.
Quanto alla possibilità di intervento dell’AGCOM in materia, la stessa RAI l’ha negata, ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale nel marzo 2009 contro le misure sanzionatorie applicate dall’Autorità per i programmi di Fazio e di Santoro.
L’iniziativa di Scaiola e Romani si presenta quindi come un tentativo di risuscitare il Minculpop, introducendo nel nostro ordinamento meccanismi censori contrari alla Costituzione ed ai trattati europei.
Il contratto di servizio della RAI non consente affatto al Governo di svolgere istruttorie sui contenuti di una trasmissione di informazione, né di chiederne ragione ai vertici della RAI, né di promuovere l’intervento dell’AGCOM. L’art. 39 del contratto fa salve le competenze delle altre istituzioni.
Anche di recente, con la sentenza n. 69 del 13 marzo 2009, relativa al caso Petroni, la Corte Costituzionale ha escluso qualsiasi possibilità di interferenza governativa sulla gestione editoriale della RAI ed ha affermato che la Commissione parlamentare di vigilanza ha il compito di mantenere gli amministratori della concessionaria al riparo da pressioni e condizionamenti.
Fermo restando che Santoro ha aperto la sua trasmissione a tutte le voci, va ricordato che nella stessa sentenza della Corte Costituzionale si legge: “l’imparzialità e l’obiettività dell’informazione possono essere garantite solo dal pluralismo delle fonti e degli orientamenti ideali, culturali e politici, nella difficoltà che le notizie ed i contenuti dei programmi siano, in sé e per sé, sempre e comunque obiettivi”.
Quanto alla possibilità di intervento dell’AGCOM in materia, la stessa RAI l’ha negata, ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale nel marzo 2009 contro le misure sanzionatorie applicate dall’Autorità per i programmi di Fazio e di Santoro.
L’iniziativa di Scaiola e Romani si presenta quindi come un tentativo di risuscitare il Minculpop, introducendo nel nostro ordinamento meccanismi censori contrari alla Costituzione ed ai trattati europei.
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