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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 21 giugno 2009

L’Iran potrebbe incendiare il prezzo della benzina di Loretta Napoleoni

Questa settimana il prezzo del petrolio ha fatto le bizze, é sceso e risalito inaspettatamente, o meglio, ha tenuto un andamento anomalo dal momento che in uno dei maggiori paesi produttori soffia il vento della rivolta.

L’ultima volta che nelle strade di Teheran la folla si é scontrata contro le forze dell’ordine il costo del greggio é letteralmente schizzato verso l’alto. Era il 1979 e nel giro di pochi mesi la rivoluzione komeinista consegnò l’economia mondiale nelle mani della recessione. Oggi, stranamente, succede il contrario: all’inizio della settimana i mercati rispondo agli scontri post-elettorali con l’abbassamento dei prezzi dell’oro nero. E la crescita modesta riscontrata durante la seconda meta’ della settimana non é attribuibile ai timori legati alle sorti dell’Iran ma all’andamento del dollaro.

I contratti petroliferi sono stipulati in dollari e negli ultimi giorni il valore del biglietto verde é prima salito e poi sceso, il prezzo del petrolio ha semplicemente reagito a questa altalena. Un’analisi attenta dimostra però che a stabilire l’andamento del greggio sono stati ancora una volta gli speculatori. La corsa a vendere i contratti petroliferi per realizzare doppi profitti ha caratterizzato la prima meta’ della settimana. Chi aveva in portafogli azioni e contratti acquistate nei mesi passati - prima dunque dell’ultima impennata dei prezzi - li ha venduti guadagnando sulla differenza di questi ultimi e su quella del tasso di cambio. L’impennata delle vendite hanno fatto scendere i prezzi del petrolio. A metà settimana, però, la situazione é cambiata, il dollaro é sceso e con questo anche le vendite ed prezzo del greggio ha iniziato a salire per compensare la perdita dovuta al tasso di cambio.

Ciò che sorprende é che il mercato abbia totalmente ignorati i fatti di Teheran. È chiaro che si sente con le spalle al sicuro, e a renderlo sicuro é, paradossalmente, l’asprezza della recessione. Il consumo di petrolio é talmente sceso che l’Opec ha una capacità aggiuntiva di circa 4.7 milioni di barili al giorno, una quantità di gran lunga superiore ai 3.6 milioni di barili che l’Iran produce quotidianamente. Anche se a Teheran scoppiasse la rivoluzione domani mattina, dicono gli analisti petroliferi, ci sarebbe abbastanza petrolio in giro per evitare una crisi di scarsità.

Ma non illudiamoci, se nei prossimi giorni la situazione in Iran non rientra, alle pompe di benzina spenderemo di più. Una seconda rivoluzione in Iran avrebbe degli effetti destabilizzanti in tutta la regione e questo getterebbe i mercati nel panico. Per ora c’é calma perché nessuno crede che la storia potrebbe ripetersi, ma non sarebbe né la prima né l’ultima volta che il mercato prende un abbaglio.

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