Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)

La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.

Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros

Clicca per tornare nella Home

Clicca per tornare nella Home
di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 18 giugno 2009

"DOPO CESARE" di Gaetano Azzariti

(Bandanas vignette)

Ormai non è solo la «stampa comunista» ad accorgersi della decadenza del nostro regime politico. È di ieri la denuncia del Corriere della Sera (secondo tradizione il giornale della borghesia illuminata)di festini «con donne a pagamento» nella casa del Cavaliere. Se non si vuole ridurre tutto a mera manifestazione di disfacimento morale della società e di vizi privati di un «piccolo imperatore» è forse opportuno fornire una lettura meno sguaiata dei baccanali da Basso Impero, per fornire una interpretazione politica della fase che attraversiamo. Una fase che può così sintetizzarsi: dal cesarismo al populismo. È questa in effetti l’evoluzione annunciata del nostro regime politico. L’ipotesi può essere legittimamente posta proprio se si considera l’appannamento – d’immagine, prima ancora che di consenso – che ha subìto la figura del capo carismatico delle destre. Di colui cioè che, come ricordava Gramsci, può emergere, pur se privo di una grande personalità «eroica e rappresentativa», nelle fasi «caratterizzate da un equilibrio di forze a prospettiva catastrofica». Nelle fasi di lunga transizione e di forte confusione, dunque, la formula polemico-ideologica del cesarismo può rappresentare la forma storica concreta per giungere ad affermare nuovi e più stabili equilibri. Prima o poi, al termine della parabola del dictator, alcune forze prevarranno e diversi rapporti politici si determineranno. Sebbene sia probabile che la fine politica della maschera ridente del nostro piccolo cesare non sia troppo vicina, ormai non ci rimane che riflettere sul lungo periodo (che nel breve «saremmo tutti morti», ribaltando un celebre insegnamento di Keynes). In questa prospettiva va osservato che le crepe emerse dagli scandali pruriginosi (Noemi, ed ora l’inchiesta pugliese)e dagli inammissibili privilegi ed impunità (Mills) non hanno eroso il sistema di potere saldamente al comando del Paese. Il partito del premier non ha raggiunto risultati elettorali sperati, ma a trarne vantaggio sono stati i suoi corifei. All’interno del suo aggregato elettorale i più premiati sono stati i leghisti, forza politica che esprime una cultura di governo e un blocco sociale non diversi rispetto a quelli del piccolo cesare (paura delle tasse e dell’immigrazione, ha sintetizzato su queste pagine Giorgio Galli), ma con una maggiore propensione populista. Un movimento che non si presenta di per sé come antidemocratico, ma che usa la retorica e l’«ambiguità democratica» del richiamo al «popolo» per sbilanciare il sistema politico a favore della componente plebiscitaria a scapito di quella rappresentativa. Tanto il cesarismo, quanto il populismo esprimono due concezioni parallele dei rapporti di governo: entrambi rendendo pericolosamente instabili i nostri ordinamenti democratici poiché tendono in ogni caso a delegittimare le istituzioni rappresentative per sostituirvi un rapporto identitario tra il popolo (la «gente», come categoria politica) e i governanti. Il populismo, inteso come sistema di potere, ha però in più la possibilità di sopravvivere al suo leader, non essendo questo l’unico canale di mediazione del consenso.Da qui il dato più preoccupante. Chi sperava infatti che l’uscita di scena (pur sempre possibile)del piccolo cesare potesse produrre il rapido disfacimento del sistema di potere ed egemonico costruito nel corso degli anni dal capo, oggi rischia di doversi ricredere. Vero è che il berlusconismo (orribile parola) rappresenta un insieme di pulsioni e un amalgama di forze sociali eterogenee, unione di interessi diversi e potenzialmente in conflitto tra loro,ma l’assenza di ogni prospettiva di uificazione del consenso su basemateriale (di programma e di unificazione di istanze politiche generali e di emancipazione sociale) fa permanere l’orizzonte della politica entro uno scenario estraneo a quello razionale e storicamente proprio delle democrazie itituzionali. Dunque, il populismo come continuazione e stabilizzazione del sistema eemonico vigente in Italia. C’è da tremare. D’altronde, se si guarda «a sinistra» (si
fa per dire), lo scenario trova inequivocabili conferme. Da un lato, non riesce ad eergere alcuna reale alternativa: né quella invertebrata e composita del Partito dmocratico, né quella contro-identitaria e di classe di una sinistra radicale. Daltro lato, qualcuno ne trae vantaggio: proprio chi utilizza l’armamentario del ppulismo. L’unico vincitore «a sinistra» è stato il populismo «puro e duro» dell’Italia dei Valori. Un populismo che esprime alcune esigenze reali e condivisibili (la legalità in tempi di illegalità diffusa, l’opposizione al regime in tempi di assenza di conflitto politico), ma entro una prospettiva che rischia di finire travolta dall’onda del populismo «demagogico e reazionario» che si va consolidando. C’è da riflettere.

Fonte articolo

7 commenti:

  1. Certo ,oggi se ne accorgono in molti. Dei segnali sono venuti tempo addietro. Guzzanti:" si smetta con questa puttanizia o qualcosa di simile". Veronica:" mio marito è malato" Veronica gia sapeva tutto questo e chissa ancora quante cose ci sono che conosce e che noi non sappiamo.

    RispondiElimina
  2. Quello che mi fa stare peggio in tutta questa indecende situazione é il fatto, come ha peraltro scritto in quest'articolo Azzariti, che:
    "Dunque, il populismo come continuazione e stabilizzazione del sistema ecomonico vigente in Italia. C’è da tremare. D’altronde, se si guarda «a sinistra» (si
    fa per dire), lo scenario trova inequivocabili conferme."

    RispondiElimina
  3. Italiani brava gente.................

    RispondiElimina
  4. notiamo certe intimidazioni per chi è contro o fa qualcosa di sgradevole al nanopremier. Non ultime le due azioni contro le testimoni del Barigate. Mi chiedo a quando la testa di cavallo morto sotto le lenzuola?

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  6. Grazie per aver espresso la tua opinione ma mi piacerebbe che i commenti postati come anonimo venissero firmati all'inizio o alla fine.

    RispondiElimina
  7. Quante sciocchezze nel commento di "anonimo". In ogni caso va bene così: le offese anonime offendono chi le scrive. Meglio sarebbe discutere nel merito i temi trattati, ma capisco che l'insulto è più facile. Soprattutto per chi non ha argomenti.
    Carla

    RispondiElimina