Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 13 aprile 2009
Non piangete quando se ne va un amico… di Giuseppe Zois
Caro Diario, è indescrivibile quel che si prova quando chiami qualcuno al telefono e hai la sensazione di parlare con la morte. Mi è successo lunedì mattina, dopo le prime notizie sul terremoto che ha messo in ginocchio l’Abruzzo. Per via del mare e delle vacanze, siamo tutti un po’ legati a quella terra. Gente semplice, abituata da sempre a far le valigie o a girar per pascoli con greggi di pecore, che con le zampogne fanno tanto atmosfera di Natale. Laggiù, tra molti percorsi e storie di amicizia, ero in contatto con una giovane dal sorriso solare, piena di vita, progetti e sogni. Ultimamente mandava sms che, pur mimetizzati per non allarmare, lasciavano trapelare la sua crescente paura.
MOLTI, lunedì, chiamando familiari o conoscenti nelle zone squarciate dal sisma, hanno parlato con la morte. Silenzi angosciosi, più pesanti delle pietre che sono cadute sul sonno di migliaia di donne e uomini, vecchi e bambini. L’umana fragilità. Contrade e quartieri rasi come quei castelli che si costruiscono sui tavoli con le carte, per ammazzare il tempo. Qui sono state straziate famiglie, genitori che piangono i figli e figli senza più genitori. Tutti parlano di silenzi spettrali, rotti dall’abbaiare dei cani che ancora cercano segnali di vita e dalle sibilanti sirene delle ambulanze; e tutto di colpo è diventato un residuo. Gli sfollati sono più di 28 mila, i morti sono saliti dalle unità alle decine, poi 200, 235, 281… Anche i vivi sono un po’ morti dentro. Non ci sono più lacrime. La mia amica aveva preparato la valigia per scappare dalla paura. È partita per l’aldilà, lasciando lì, ben piegati, i suoi ricordi. Penso alla mamma e al papà, quando l’apriranno. Quegli abiti testimoniano gli ultimi gesti.
NELLA ESEMPLARE compostezza di un popolo, diventa bestemmia la catastrofe trasformata in reality da certe tv, e sconvolge sentire politici che invitano un popolo con gli affetti sepolti ad “andare negli hotel sul mare”. Trovo appropriate le parole del regista Paolo Sorrentino: “Lo spettacolo è un repertorio che appare del tutto estraneo alla dignità di queste persone”. Bene anche il nostro Mario Botta: “la fretta di ricostruire è una cattiva consigliera”. Qualcuno vuole restauri fedeli, altri una nuova L’Aquila. Non sarà facile trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di “ridare alla città la sua funzione, ritrovando la memoria di quanto è andato distrutto e guardando al futuro”.
OGGI È PASQUA. Ripenso alle parole che sentii dire dal vescovo Tonino Bello, già vicino alla fine: “Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Non piangete se muore un amico. Piangete solo quando l’avrete dimenticato, perché solo allora sarà morto veramente”. Fonte
MOLTI, lunedì, chiamando familiari o conoscenti nelle zone squarciate dal sisma, hanno parlato con la morte. Silenzi angosciosi, più pesanti delle pietre che sono cadute sul sonno di migliaia di donne e uomini, vecchi e bambini. L’umana fragilità. Contrade e quartieri rasi come quei castelli che si costruiscono sui tavoli con le carte, per ammazzare il tempo. Qui sono state straziate famiglie, genitori che piangono i figli e figli senza più genitori. Tutti parlano di silenzi spettrali, rotti dall’abbaiare dei cani che ancora cercano segnali di vita e dalle sibilanti sirene delle ambulanze; e tutto di colpo è diventato un residuo. Gli sfollati sono più di 28 mila, i morti sono saliti dalle unità alle decine, poi 200, 235, 281… Anche i vivi sono un po’ morti dentro. Non ci sono più lacrime. La mia amica aveva preparato la valigia per scappare dalla paura. È partita per l’aldilà, lasciando lì, ben piegati, i suoi ricordi. Penso alla mamma e al papà, quando l’apriranno. Quegli abiti testimoniano gli ultimi gesti.
NELLA ESEMPLARE compostezza di un popolo, diventa bestemmia la catastrofe trasformata in reality da certe tv, e sconvolge sentire politici che invitano un popolo con gli affetti sepolti ad “andare negli hotel sul mare”. Trovo appropriate le parole del regista Paolo Sorrentino: “Lo spettacolo è un repertorio che appare del tutto estraneo alla dignità di queste persone”. Bene anche il nostro Mario Botta: “la fretta di ricostruire è una cattiva consigliera”. Qualcuno vuole restauri fedeli, altri una nuova L’Aquila. Non sarà facile trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di “ridare alla città la sua funzione, ritrovando la memoria di quanto è andato distrutto e guardando al futuro”.
OGGI È PASQUA. Ripenso alle parole che sentii dire dal vescovo Tonino Bello, già vicino alla fine: “Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Non piangete se muore un amico. Piangete solo quando l’avrete dimenticato, perché solo allora sarà morto veramente”. Fonte
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Grazie per questo tuo post Rosalba. Anche io ho perso un'amica la domenica delle palme, non in Abruzzo ma a Roma per un incidente stradale. Ha ragione Tonino Bello, di cui qui in Puglia tutti abbiamo un caro ricordo.
RispondiEliminaConcordo. Ciao
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