Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 29 marzo 2009
Vivere con tenerezza e flessibilità di Giuseppe Vitale
"Alla nascita un uomo è tenero e flessibile,
alla morte è duro e rigido.
Tutti gli esseri, l'erba e gli alberi
da vivi sono teneri e flessibili,
da morti sono duri e rigidi".
(Lao Tzu, Tao The Ching, traduzione italiana di Claudio Lamparelli, Oscar Mondadori).
La flessibilità di cui ci parla il Tao non è quella flessibilità che sconfina nel precariato o nella mancanza di lavoro. La flessibilità non è infatti sinonimo di sottomissione ma è semmai un piegarsi a certe condizioni per un limitato lasso di tempo. Dopodiché ci sarà una reazione (con una cotrospinta per riavere l'equilibrio, come nelle molle) o una crescita in altra direzione qualora, ad esempio, un filo d'erba sia impedito nella crescita da un ostacolo. Ci può essere adattamento ma mai sottomissione, mail il sottostare a imposizioni. Che cos'è quindi il "diritto-dovere" di governare di cui parla spesso Gianfranco Fini che negli ultimi tempi ha la sua incarnazione nel frequente ricorso ai decreti della presidenza del consiglio di Berlusconi? Che cos'è se non un'interpretazione rigida del mandato degli elettori? Dov'è finita l'ottica del servizio nella politica di cui i padri costituenti si sono fatti incarnazione? Non ha forse ragione Beppe Grillo quando chiama con il termine di "dipendenti" i membri di senato e parlamento?
Tenerezza e flessibilità in questo momento sono lontani da chi ha la responsabilità della cosa pubblica come della guida della chiesa cattolica. Gli out-out di papa Ratzinger rispondono a un'ottica di flessibilità o di rigidità? E il messaggio evangelico è fatto di tenerezza o di durezza? La regola (dei benedettini o di altri ordini religiosi o i 10 comandamenti) è al servizio della vita o la vita deve sottostare alle regole? Si può guarire un uomo dalla mano inaridita, come fece Gesù, anche in giorno di Sabato considerato sacro e quindi privo di attività come è per i Farisei? Gli africani possono o no utilizzare il preservativo? Dobbiamo guardare a ciò che si deve e ciò che non si deve fare o al cuore?
Rigidità e durezza rispondono a quella cultura della morte, più volte denunciata da Giovanni Paolo II, di cui è pervaso tutto il paneta. Come interpretare lo sfruttamento delle risorse del suolo e del sottosuolo a cui assistiamo a partire dall'età industriale? Serve davvero a sfamare la popolazione mondiale o risponde invece a logiche di accumulo di risorse solo nelle mani di pochi? L'aumento della povertà del mondo e la concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi la dice lunga su questo. Come anche le inondazioni di città come New Orleans, la desertificazione di vaste aree del pianeta, il surriscaldamento del pianeta. "Le catastrofi ecologiche (...) possono essere esaminate non solo cercandone la soluzione esterna e istituzionale, come dobbiamo assolutamente fare perché si passi dalla eco-nomia, con cui l'uomo detta i suoi principi e le sue leggi (nomoi) alla natura, alla eco-logia, in cui uomo e natura ritrovino il dialogo (logos), ma anche attraverso un impegno personale nella vita quotidiana, nei consumi quotidiani finalmente più consapevoli e meno selvaggi, con un'applicazione delle 6 R: resistere, rinunciare, ridurre, riparare, riusare, riciclare" (Giuliana Martirani, La danza della pace, Paoline). Giuseppe Vitale blog
alla morte è duro e rigido.
Tutti gli esseri, l'erba e gli alberi
da vivi sono teneri e flessibili,
da morti sono duri e rigidi".
(Lao Tzu, Tao The Ching, traduzione italiana di Claudio Lamparelli, Oscar Mondadori).
La flessibilità di cui ci parla il Tao non è quella flessibilità che sconfina nel precariato o nella mancanza di lavoro. La flessibilità non è infatti sinonimo di sottomissione ma è semmai un piegarsi a certe condizioni per un limitato lasso di tempo. Dopodiché ci sarà una reazione (con una cotrospinta per riavere l'equilibrio, come nelle molle) o una crescita in altra direzione qualora, ad esempio, un filo d'erba sia impedito nella crescita da un ostacolo. Ci può essere adattamento ma mai sottomissione, mail il sottostare a imposizioni. Che cos'è quindi il "diritto-dovere" di governare di cui parla spesso Gianfranco Fini che negli ultimi tempi ha la sua incarnazione nel frequente ricorso ai decreti della presidenza del consiglio di Berlusconi? Che cos'è se non un'interpretazione rigida del mandato degli elettori? Dov'è finita l'ottica del servizio nella politica di cui i padri costituenti si sono fatti incarnazione? Non ha forse ragione Beppe Grillo quando chiama con il termine di "dipendenti" i membri di senato e parlamento?
Tenerezza e flessibilità in questo momento sono lontani da chi ha la responsabilità della cosa pubblica come della guida della chiesa cattolica. Gli out-out di papa Ratzinger rispondono a un'ottica di flessibilità o di rigidità? E il messaggio evangelico è fatto di tenerezza o di durezza? La regola (dei benedettini o di altri ordini religiosi o i 10 comandamenti) è al servizio della vita o la vita deve sottostare alle regole? Si può guarire un uomo dalla mano inaridita, come fece Gesù, anche in giorno di Sabato considerato sacro e quindi privo di attività come è per i Farisei? Gli africani possono o no utilizzare il preservativo? Dobbiamo guardare a ciò che si deve e ciò che non si deve fare o al cuore?
Rigidità e durezza rispondono a quella cultura della morte, più volte denunciata da Giovanni Paolo II, di cui è pervaso tutto il paneta. Come interpretare lo sfruttamento delle risorse del suolo e del sottosuolo a cui assistiamo a partire dall'età industriale? Serve davvero a sfamare la popolazione mondiale o risponde invece a logiche di accumulo di risorse solo nelle mani di pochi? L'aumento della povertà del mondo e la concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi la dice lunga su questo. Come anche le inondazioni di città come New Orleans, la desertificazione di vaste aree del pianeta, il surriscaldamento del pianeta. "Le catastrofi ecologiche (...) possono essere esaminate non solo cercandone la soluzione esterna e istituzionale, come dobbiamo assolutamente fare perché si passi dalla eco-nomia, con cui l'uomo detta i suoi principi e le sue leggi (nomoi) alla natura, alla eco-logia, in cui uomo e natura ritrovino il dialogo (logos), ma anche attraverso un impegno personale nella vita quotidiana, nei consumi quotidiani finalmente più consapevoli e meno selvaggi, con un'applicazione delle 6 R: resistere, rinunciare, ridurre, riparare, riusare, riciclare" (Giuliana Martirani, La danza della pace, Paoline). Giuseppe Vitale blog
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molto bella l'assimilazione ad ogni campo delle condizioni di tenerezza e flessibilità...che tutti dovremmo sempre ricercare e tentare di far riemergere in noi ogni qualvolta ci accorgiamo che 'la vita' e le 'esperienze avverse' ci stanno trasformando in esseri duri e rigidi e quindi impermeabili a tutto...
RispondiEliminaGrazie del commento Paola, stamattina appena ho letto questa nota di Giuseppe sul suo blog mi ha coinvolta poiché afferma temi importanti con molta delicatezza.
RispondiEliminaComplimenti a Giuseppe.
Abbiamo una proposta interessante per te.
RispondiEliminaIn che senso scusa?
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